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Aggiornamenti sul caso Emanuela Orlandi

Emanuela Orlandi, parla uno dei poliziotti: “Indagammo subito sullo zio, ma risultò estraneo”

“Ci sembrava troppo coinvolto, quindi abbiamo approfondito subito la sua posizione – ha dichiarato – Forse ha ragione Pietro Orlandi: potrebbe essere un depistaggio del Vaticano”.
A cura di Beatrice Tominic
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"Forse ha ragione Pietro Orlandi, potrebbe essere un depistaggio da parte del Vaticano". Questo il commento di uno dei poliziotti che per primi hanno seguito il caso della scomparsa di Emanuela Orlandi in relazione al presunto coinvolgimento dello zio Mario Meneguzzi, dopo le rivelazioni di qualche giorno fa da parte del Vaticano.

"Il suo ci è sembrato un attivismo eccessivo e abbiamo subito indagato su di lui in autonomia – ha dichiarato intervistato da il Corriere della Sera uno degli investigatori di primo livello che per primi hanno seguito il caso nel giugno del 1983 – Ma abbiamo capito presto che era estraneo alla vicenda".

Le indagini sullo zio

I primi accertamenti sul ruolo dello zio sono scattati quasi subito, vista l'attenzione che l'uomo stava dedicando alla nipote scomparsa. "È stata un'iniziativa autonoma, la Procura non ci ha mai trasmesso l'interrogatorio in cui Natalina, la sorella di Emanuela, riferiva delle molestie da parte dello zio – ha raccontato alla testata – L'abbiamo seguito, abbiamo ispezionato la sua casa, ma presto abbiamo abbandonato ogni sospetto".

I poliziotti si sono presto convinti che il suo interesse derivasse dalla sua professione: "Lavorava nel bar della Camera e aveva amicizie anche nei servizi segreti: sicuramente poteva essere in grado di aiutare la famiglia Orlandi più di altri – ha continuato – Anche il fatto che tenesse i rapporti telefonici con i presunti rapitori rientrava in quella stessa situazione e anche noi sapevamo che sarebbe potuto rivelarsi un individuo utile".

Le ipotesi

Nel corso dell'intervista, l'agente in pensione ha continuato precisando anche le ipotesi secondo lui da prendere in considerazione: "L'intrigo internazionale che coinvolge Alì Agca ci è sembrata una bufala dall'inizio, anche se era impossibile pensare di tralasciarla – ha spiegato – Sicuramente anche l'avvocato Egidio si presentava come una persona un po' controversa: forse la professione legale non era la sua attività principale".

Le indagini sembrano essere ancora aperte: "Forse Pietro ha ragione quando parla di depistaggio da parte del Vaticano, fa bene ad invocare la commissione parlamentare, ma non credo che questa porterà a risultati concreti – e poi, prima di concludere, ha aggiunto – Tre le tante piste quella che ritengo più probabile resta quella della sovrapposizione tra un caso di pedofilia interna al Vaticano e un inserimento di soggetti esterni che hanno provato a usare il caso a loro vantaggio come, la banda della Magliana ad esempio. Un caso non troppo distante da quanto accaduto a Calvi".

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