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Aggiornamenti sul caso Emanuela Orlandi

Commissione d’inchiesta su Emanuela Orlandi, Morassut (Pd): “Autogol del Parlamento se saltasse”

“Il 22 giugno ricorre l’anniversario della scomparsa di Emanuela Orlandi: non riuscire a varare la commissione bicamerale entro quella data sarebbe un autogol, rappresenterebbe debolezza e incapacità del Parlamento”, ha dichiarato il primo firmatario, Roberto Morassut, a Fanpage.it.
A cura di Beatrice Tominic
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"Per il Parlamento italiano sarebbe un autogol non riuscire ad arrivare a varare la commissione bicamerale sul caso di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori". Queste le parole di Roberto Morassut, deputato del Partito Democratico e primo firmatario della proposta della commissione bicamerale. Lo scorso febbraio, con voto unanime, è arrivato il benestare della Camera per la formazione dell'organo che si occuperà dei due casi delle ragazze scomparse nel 1983. "Ci auguriamo che i lavori possano partire entro l'estate", aveva dichiarato all'indomani del voto alla Camera lo stesso Morassut.

Oggi, dopo i ripetuti freni che la discussione sembra subire in Senato, il primo firmatario della proposta ha confermato a Fanpage.it quanto dichiarato in precedenza: "Alla Camera abbiamo fatto tutto molto rapidamente. Al Senato, invece, si sta ancora discutendo. Si è deciso di fare delle audizioni. Mi auguro che almeno prima del 22 giugno prossimo, quando ricorreranno i 40 anni dalla scomparsa, il Senato liberi questo provvedimento e approvi la legge". Dopodiché tornerà alla Camera per la terza lettura, come passo formale.

"Non riuscire ad istituire la commissione bicamerale rappresenterebbe una debolezza e un'incapacità di svolgere pienamente la propria funzione di rappresentanza popolare anche perché questa vicenda tocca la sensibilità popolare e il sentimento di tanta gente".

Caso Orlandi e Vaticano: dalla "sudditanza psicologica" alla "intromissione perniciosa"

Il rallentamento in Senato ha stupito molto anche il fratello di Emanuela, Pietro Orlandi, che aveva commentato la situazione dicendo di essere tornato a vedere quella sudditanza psicologica nei confronti del Vaticano che c'era sempre stata: "Non so se c'è qualcuno che non vuole rovinare i rapporti con la Santa Sede", si era chiesto ospite a Di Martedì.

"Naturalmente qualcuno che pensa di poterne trarre un chissà quale vantaggio di essere l'avamposto  ci può essere, ma non rende un buon servizio né al Parlamento, né alla propria funzione politica e alla fine neanche al Vaticano – ha commentato Morassut – Credo che anche la Santa Sede sia interessata a chiudere la vicenda con la verità".

Qualche giorno fa, inoltre, sulla commissione d'inchiesta si è espresso anche il promotore di giustizia vaticana Alessandro Diddi. "Sono d'accordo quando dice che la commissione d'inchiesta non deve essere un palcoscenico, ma deve lavorare e collaborare con la giustizia italiana e vaticana per ricostruire quanto accaduto – ha commentato Morassut – Per quanto riguarda l'espressione "intromissione perniciosa" non sono d'accordo, non è un'espressione giusta. Il parlamento italiano è un'istituzione seria e autorevole che può dare una mano. Perniciose sono queste fandonie che girano con nastri e voci".

Gli approfondimenti chiesti dal Senato

Come ha ricordato Morassut, all'inizio sia il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, che il presidente del Senato, Ignazio La Russa, avevano garantito tempi celeri: "Favorii l'incontro fra le famiglie di Orlandi, Gregori e anche Simonetta Cesaroni (all'inizio nella bicamerale era incluso anche il delitto di via Poma, escluso e poi ripresentato dallo stesso Morassut in commissione Giustizia, ndr). Davanti ai familiari sono stati solerti".

Qualche settimana fa, però, la discussione si è arenata in Senato dopo gli interventi del centrodestra: "Si può discutere, ma non voglio crede che sia da parte di Fratelli d'Italia un tentativo di insabbiare la vicenda. Non voglio pensare che ci siano delle resistenze, ma solo voglia di approfondire. L'importante è arrivare all'obiettivo nel più breve tempo possibile". In Senato, c'è chi avrebbe cambiato idea dopo aver ascoltato le parole di Pietro Orlandi che riportava quanto si sente in alcuni audio su Giovanni Paolo II.

"L'affidabilità della registrazione è tutta da vedere – ha continuato Morassut – Evidentemente, però, può rappresentare un pretesto per tutti quelli che già in precedenza erano contrari alla commissione d'inchiesta. È evidente che ci sia una relazione, non voluta, ma meccanica".

Il ruolo della commissione per fare chiarezza

Il primo firmatario ha inoltre precisato più volte che la commissione bicamerale servirebbe proprio a fare chiarezza anche su questi elementi: "Ogni volta che si torna a parlare di questa storia sono sempre usciti fuori, fatalmente, fanatici, esibizionisti o depistatori per confondere le acque, creare cortine fumogene e far credere cose che non sono vere – ha spiegato – È un copione ormai consolidato. Negli ultimi giorni sono arrivate le dichiarazioni di un carabiniere che dice di sapere addirittura dove sono sepolti i corpi delle ragazze, dopo quaranta anni. Bisogna stare molto attenti a questi personaggi, queste situazioni e alle voci che girano per suscitare polemiche. Più si polemizza, più l'obiettivo di mettere in moto processi seri diventa difficile".

Quella della scomparsa di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori è una vicenda che da anni coinvolge l'Italia: "Si tratta di una vicenda che tocca aspetti delicati. Il compito della commissione di inchiesta è quello di fare un setaccio serio, si tratta del Parlamento non di un tavolino da bar: se si mette in campo un lavoro serio di approfondimento, ricostruzione e si mette a disposizione della magistratura – ha continuato a spiegare – Occorre che tutti mantengano uno stile di sobrietà, serietà e riservatezza, perché si lavora nelle istituzioni sia quelle politiche che quelle giudiziarie, a questo bisogna attenersi".

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