Emanuela Orlandi, il fratello Pietro risponde agli attacchi e chiarisce di non aver accusato nessuno
Con un comunicato ufficiale a firma della sua avvocata Laura Sgrò, Pietro Orlandi ha precisato che nel corso dell'incontro in Vaticano con il Promotore di Giustizia, Alessandro Diddi, non ha formulato accuse nei confronti di alcuna persona in merito alla scomparsa della sorella, Emanuela Orlandi.
Orlandi sostiene di aver accolto "con sentimenti positivi" l'apertura dell'inchiesta all'interno del Vaticano, con la volontà del Papa di indagare "ad ampio raggio, senza condizionamenti di sorta e con il fermo invito a non tacere nulla" sulla scomparsa di Emanuela.
L'11 aprile, come abbiamo riportato, Orlandi è stato ricevuto in Vaticano dove ha condiviso con gli inquirenti le informazioni in suo possesso, "tutte, nessuna esclusa". Il fratello di Emanuela "ha messo a disposizione del Promotore di Giustizia quanto di sua conoscenza, anche i fatti più scomodi, appresi nel corso degli anni, lasciando ovviamente agli inquirenti le valutazioni e gli approfondimenti necessari per verificarne la fondatezza".
Questo il punto centrale del comunicato firmato da Sgro: "Il Signor Orlandi non ha inteso formulare accuse nei confronti di alcuna persona, lo ha ribadito al Promotore, lo ha anche scritto in una memoria che ha depositato durante la sua deposizione. Egli ha chiesto solo che la ricerca della verità non abbia condizionamenti. Spiace che alcune persone abbiano estrapolato qualche frase manipolando il quadro complessivo delle sue dichiarazioni".
E ancora: "Spiace, altrettanto, che, tra coloro che lo accusano a mezzo stampa di ledere la memoria di chi non c'è più, vi sia anche chi, contattato negli anni numerose volte dal Signor Orlandi, si sia sempre sottratto a un confronto autentico e sincero con lui. La ricerca della verità è un atto di coraggio e il Santo Padre ha manifestato di volere percorrere con forza questa strada. L'augurio è che questo atto straordinario, ma doveroso, non appartenga solo a Sua Santità".
Le polemiche che si sono scatenate dopo l'incontro sono relative soprattutto ad alcune frasi pronunciate da Pietro Orlandi su papa Giovanni Paolo II. Al Procuratore Vaticano il fratello di Emanuela ha consegnato anche il nastro, registrato dal giornalista Alessandro Ambrosini, in cui un uomo vicino alla Banda della Magliana parla di Wojtyła:
"Wojtyla pure insieme se le portava a letto, se le portava, non so dove se le portava, all’interno del Vaticano. Quando è diventata una cosa che ormai era diventata una schifezza, il segretario di Stato ha deciso di intervenire. Ma non dicendo a Wojtyla ora le tolgo da mezzo. Si è rivolto a chi? Lui essendo esperto del carcere perché faceva il cappellano al riformatorio, si è rivolto ai cappellani del carcere. Uno era calabrese, un altro un furbacchione. Un certo Luigi, un certo padre Pietro: non hanno fatto altro che chiamare De Pedis e gli hanno detto sta succedendo questo, ci puoi dare una mano? Punto. Il resto so tutte caz*ate"