Emanuela Orlandi e l’audio delle sevizie: “Potrebbe trattarsi di un’altra ragazza rinchiusa e torturata”
Stralci da un video porno, poi la voce di Emanuela Orlandi nel passaggio in cui chiede di essere lasciata in pace, a dormire. L'audiocassetta delle sevizie, consegnata all'agenzia Ansa e al Vaticano a meno di un mese dalla scomparsa della ragazzina, continua a portare con sé molti interrogativi ancora senza risposta. Nonostante siano passati oltre quaranta anni, ancora oggi non si capisce come sia stato composto il nastro, quanto ci sia di vero al suo interno e se davvero si tratti di Emanuela Orlandi.
Ma se in quello stesso periodo fosse scomparsa, stata rinchiusa e seviziata un'altra ragazza giovane? Questo è l'interrogativo che si pone Chi l'ha visto? che apre la sua nuova stagione, alle 21.20 della serata di oggi mercoledì 11 settembre su Rai Tre, con Pietro Orlandi, invitato in studio da Federica Sciarelli.
L'ipotesi: "E se fosse un'altra donna?"
Mentre si attendono domani le audizioni della Commissione bicamerale d'inchiesta dei legali delle famiglie delle ragazze scomparsa, l'avvocata Laura Sgrò per gli Orlandi e l'avvocato Nicodemo Gentile per Maria Antonietta Gregori, che ha già anticipato la richiesta di trattare separatamente i due casi, nella serata di oggi su Rai tre si continua a discutere dell'audio delle sevizie legato al caso di Emanuela Orlandi.
"Urla di dolore, una ragazza che viene seviziata – preannunciano dalla trasmissione – Ma è veramente Emanuela Orlandi? E se quella voce non fosse quella di Emanuela, ma di un’altra giovane donna? Ma chi, nello stesso periodo di Emanuela Orlandi, è stata rinchiusa e seviziata?", ipotizzano sul lato B della cassetta, quello con i lamenti.
Un interrogativo che, come anticipato, riguarda soprattutto i lamenti di dolore. "Basta, Dio perché? Fa male, basta, mi sento male", questa la voce (o, almeno una delle voci) presenti nella prima parte dell'audio. A queste parole poi segue la richiesta: "Per favore, mi lasci dormire adesso?". Secondo il fratello di Emanuela, Pietro Orlandi, a porre questa domanda sarebbe stata sicuramente Emanuela: "Ho riconosciuto la voce, è lei. E lo aveva capito anche il Sismi", aggiunge, mentre ammette di non aver mai trovato il nastro originale, nonostante anni di ricerche.
L'audio delle sevizie: il lato A e le teoria sulla pista bulgara
Ancora più ricco di misteri il lato A dell'audiocassetta. Al suo interno, in questo caso, un comunicato in cui una voce, che si presenta come uno dei rapitori di Emanuela Orlandi o, comunque, qualcuno in contatto con loro, presenta un appello in maniera sgrammaticata e con un accento mediorientale al Vaticano e all'Italia. "La liberazione di Emanuela Orlandi per quela di Ali Agca", l'attentatore di Giovanni Paolo II.
Secondo alcune perizie foniche disposte da il Corriere della Sera, la voce potrebbe appartenere a Marco Accetti, che nel 2013 si era autodenunciato come rapitore di Emanuela Orlandi e che era risultato essere in possesso del suo flauto. Secondo questa ipotesi emergerebbe il coinvolgimento, nel rapimento, delle autorità bulgare. Una versione che potrebbe essere confermata da quanto sostenuto dal giudice Martella.
"Nei documenti della Stasi, che ho visionato dopo la caduta del muro di Berlino, c'era un messaggio in russo in cui il capo della Stasi Mielke e il ministro bulgaro brindano all’assoluzione degli altri esecutori dell’attentato a Giovanni Paolo II – ha spiegato il giudice – I bulgari erano preoccupati di un loro coinvolgimento nell'attentato al Papa fin dal febbraio 1982, per questo hanno rapito le ragazze: sono state sacrificate per spostare l'attenzione dell'opinione pubblica", ha sempre ribadito, in commissione d'inchiesta e fuori, legando insieme i due casi di scomparsa.