Emanuela Orlandi e il mistero del poliziotto che la vide caricata con la forza a bordo di un’auto
Il fratello di Emanuela Orlandi, Pietro, ha pubblicato su Instagram un ritaglio di un vecchio giornale in cui viene riportata la versione di un possibile testimone oculare del rapimento della ragazza nel 1983. Nell'articolo intitolato "Quell'auto scura davanti al Senato" c'è il racconto di un sottoufficiale di polizia, distaccato al Senato. Era in servizio davanti al portone di Palazzo Madama, quando alle 19,15 della sera della scomparsa di Emanuela, il 22 giugno del 1983, vide la ragazza. La conosceva, la vedeva spesso da quelle parte e ormai si salutavano a vicenda.
Quel pomeriggio Emanuela era insieme alla sua amica, aspettò che l'altra salisse sull'autobus della linea 70, e poi riprese a camminare. La testimonianza del poliziotto: "Pochi passi, poi un'auto scura e potente si accosta, un uomo scende, prende Emanuela per un braccio e la trascina dentro. La macchina riparte a tutta velocità nonostante il traffico della sera. Io sono rimasto impietrito. Prima ho pensato a uno scherzo, poi ho capito che l'avevano portata via contro la sua volontà". Il sottoufficiale, subito dopo l'episodio, torna in ufficio e scrive una relazione. "Questa relazione, che fine ha fatto?", è la conclusione dell'articolo.
Pietro Orlandi si domanda a sua volta: "Chi era quel sottufficiale? Era lo stesso poliziotto, Bosco, che testimoniò insieme al vigile nei giorni successivi, oppure era un altro testimone? E che fine ha fatto quella relazione che non ho mai trovato nei documenti in possesso della Procura?".
Come ricordato da Orlandi, testimoniarono due persone, un vigile urbano, Alfredo Sambuco, e un poliziotto, Bruno Bosco. L'agente Bosco viene interrogato dall'agente del Sisde Giulio Gange tre giorni dopo la misteriosa sparizione. Riporta di aver visto un ragazzo sui 30 anni, biondo e con pochi capelli, fermare una ragazza che corrisponderebbe a Emanuela Orlandi. L'uomo sarebbe arrivato nei pressi del Senato con una Bmw. Quel poliziotto era lo stesso sottufficiale della testimonianza riportata