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Aggiornamenti sul caso Emanuela Orlandi

Emanuela Orlandi: “Dopo la visita di papa Wojtyła sulla sua scomparsa sono calati silenzio e omertà”

“Fino a quando Wojtyła non si è presentato a casa nostra il caso continuava ad andare avanti. Poi è cambiato tutto”. Queste le parole di Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, la cittadina vaticana scomparsa a 15 anni nel giugno del 1983.
A cura di Beatrice Tominic
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A sinistra papa Wojtyla, Giovanni Paolo II. A destra Pietro Orlandi.
A sinistra papa Wojtyla, Giovanni Paolo II. A destra Pietro Orlandi.
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Sono trascorsi quasi 42 anni dalla scomparsa di Emanuela Orlandi, la cittadina vaticana sparita nel nulla quando aveva 15 anni in quel tragico 22 giugno 1983. Oggi sono tre le indagini aperte: una in Procura di Roma, una in Parlamento con la bicamerale d'inchiesta e una terza, in Vaticano. Dalla Santa Sede, però, sono ancora pochi gli elementi condivisi e resi pubblici: soltanto qualche settimana fa hanno ammesso l'esistenza di un dossier su Emanuela Orlandi, da oltre 10 anni. Redatto nel 2012, tutti hanno sempre negato la sua esistenza in Vaticano.

"E me lo hanno detto anche fonti interne: in Vaticano hanno paura – ha ribadito ancora una volta Pietro Orlandi, nel corso del sit-in organizzato in occasione del compleanno di Emanuela – All'epoca c'era chi chiedeva di rallentare le indagini e faceva pressioni sui vertici della polizia. Oggi sono in tanti a sapere cosa è successo. Ma anche chi non lo sa, ha paura comunque. In Vaticano hanno paura che, se provano a dire qualcosa, ci sarà chi è pronto a portare alla luce uno scheletro nell'armadio. E tutti ne hanno uno".

Pietro Orlandi su Wojtyła: "Convinto che sapesse qualcosa, ma ora non dite che offendo i santi"

Nel corso del suo intervento, Pietro Orlandi è tornato a parlare di Giovanni Paolo II dopo alcune dichiarazioni che lo scorso anno furono strumentalizzate ai fini di ostacolare la costituzione della commissione bicamerale d'inchiesta. "Gasparri mi dirà che insulto i santi, ora mi cazzieranno di nuovo – anticipa – Ma io sono convinto che Wojtyła sapesse qualcosa. Dopo quel giorno, in cui Giovanni Paolo II è venuto a casa nostra, ha permesso al silenzio e all'omertà di calare sulla vicenda".

Padre Georg e papa Benedetto XVI a sinistra, Emanuela Orlandi a destra.
Padre Georg e papa Benedetto XVI a sinistra, Emanuela Orlandi a destra.

E, incalzato dai presenti, ammette anche che avrebbe potuto essere a conoscenza di alcuni elementi anche Joseph Ratzinger (papa Benedetto XVI, il cui braccio destro, Padre Georg, ha commissionato al capo della gendarmeria vaticana la stesura del rapporto sul caso Orlandi, ndr): "Lui era una personalità molto forte, molti avevano paura di lui, si arrabbiava spesso – ha continuato Orlandi – All'epoca andava spesso fuori con Wojtyła, immagino che possano averne parlato", ha ipotizzato poi.

"Io non accuso nessuno – ci ha tenuto a precisare Orlandi – Ma guardo le persone spoglie dal loro abito, qualunque abito esso sia. Non posso pensare che esistano degli intoccabili", ha sottolineato.

La visita a casa Orlandi di Giovanni Paolo II e la pista internazionale

C'è stato un momento particolare in cui, a suo avviso, il Vaticano avrebbe cercato di far cambiare punto di vista all'opinione pubblica: si tratta della visita a casa Orlandi da parte di Giovanni Paolo II che ha parlato di intrigo internazionale.

Si tratterebbe di un'operazione ben riuscita, tanto che fra le piste più valide figura ancora oggi quella internazionale, come riportato anche in commissione dal giudice Ilario Martella, che ha fatto riferimento ad alcuni messaggi fra la Stasi e un ministro bulgaro. Secondo questa ipotesi, però, Emanuela Orlandi e Mirella Gregori sarebbero state rapite per la stessa ragione e "sacrificate in nome di una ragion di Stato". Una versione che non sembra combaciare con la possibilità, di cui sembrano essere sicuri adesso, che i due casi di scomparsa sia separati totalmente.

Pietro Orlandi: "Parlò di intrigo internazionale perché al Vaticano faceva comodo"

Nel corso del suo intervento della scorsa settimana, Pietro Orlandi ha ricordato la visita del papa a casa loro. "Quando Giovanni Paolo II è venuto a casa nostra, ha parlato di terrorismo internazionale perché faceva comodo farlo, in quel periodo, c'era la guerra fredda. Ma lui sapeva benissimo. Sono convinto che Wojtyła abbia messo su un piatto della bilancia la verità su Emanuela, sull'altro l'immagine della Chiesa, intesa come Stato Vaticano. E ha fatto una scelta", ha spiegato.

"Io sono abbastanza convinto che fossero a conoscenza dell'accaduto. E doveva uscire da questa situazione. Per farlo, doveva rigirare la frittata – ha spiegato ancora – E così ha fatto, portando la situazione a vantaggio del Vaticano. Dal momento che ha fatto quell'appello. Due giorni dopo lo scambio con Ali Agca. La famiglia era stata messa da parte, non contava più niente. E la vittima era diventata Giovanni Paolo II".

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