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Aggiornamenti sul caso Emanuela Orlandi

Emanuela Orlandi, al Tg La7 uno scambio di lettere coinvolgerebbe lo zio nella scomparsa

Da un carteggio ora in mano alla Procura di Roma emergerebbe un presunto coinvolgimento di Mario Meneguzzi, lo zio di Emanuela Orlandi, nella sua sparizione. Avrebbe molestato sessualmente la sorella Natalina.
A cura di Alessia Rabbai
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La sparizione di Emanuela Orlandi sarebbe da ricondurre a suo zio Mario Meneguzzi, dunque una questione di famiglia. Nessuna responsabilità del Vaticano o della Banda della Magliana? Nessun intrigo internazionale? È quanto emergerebbe dalle carte consegnate dal promotore di giustizia vaticana Alessandro Diddi alla Procura della Repubblica di Roma guidata da Francesco LoVoi nelle scorse settimane.

Uno scambio di lettere, che apre, o meglio riapre, una pista che conduce all'interno della famiglia stessa della cittadina vaticana scomparsa a quindici anni il 22 giugno del 1983. Un'ipotesi, tra le tante che si sono avvicendate nel corso di questi quarant'anni senza Emanuela, che ha anticipato il Tg La7 nell'edizione delle 20 di lunedì 10 luglio.

Lo zio Mario e le presunte molestie alla sorella di Emanuela Orlandi

Che la sparizione di Emanuela Orlandi fosse riconducibile all'interno della sua stessa famiglia non è una pista nuova ma già nota, tuttavia negli anni non ha portato a nulla di concreto alle indagini. Il TgLa7 parla di un messaggio dell'allora segretario di Stato Agostino Casaroli, che risale a tre mesi dopo la scomparsa dell'adolescente, all'interno del quale si parla dello zio acquisito di Emanuela, ad oggi deceduto, marito di Lucia Orlandi, sorella di Pietro e della giovane scomparsa.

Il messaggio per posta diplomatica era destinato ad un sacerdote sudamericano al quale è stato chiesto in quanto confessore della famiglia Orlandi se Natalina, la sorella maggiore di Emanuela, gli avesse rivelato di essere stata molestata sessualmente dallo zio. Ricevuto il messaggio, il sacerdote ha confermato. Una confidenza che lei gli avrebbe fatto preoccupata di perdere il posto di lavoro alla Camera dei Deputati, perché lì Meneguzzi gestiva il bar e l'aveva fatta assumere, dunque le avrebbe detto di stare zitta. Un episodio che sarebbe stato già noto agli investigatori che in quegli anni hanno indagato sul caso e che la stessa Natalina avrebbe confermato in un verbale di testimonianza.

Il volto dello zio di Emanuela compatibile con l'identikit del vigile e del poliziotto?

Quelli rivolti nei confronti dello zio di Emanuela sono solo sospetti. Da quanto emerso finora non si esclude che il suo volto presenti delle compatibilità con l'identikit fornito dal vigile e dal poliziotto, i quali ascoltati hanno detto di aver visto la quindicenne cittadina vaticana intrattenersi a parlare con un uomo nei pressi del Senato poco prima che scomparisse nel nulla. Ciò spiegherebbe il comportamento di Emanuela: se lo zio fosse coinvolto nella sua scomparsa sarebbe chiaro il motivo per il quale la giovane sarebbe salita a bordo dell'auto, come si ipotizza sia accaduto, perché in tal caso conosceva la persona che aveva davanti e si fidava. Sulla vicenda lavora la Procura di Roma, alla quale spetterà far luce sul caso.

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