Elisabetta Canitano (Potere al Popolo): “Una lista alternativa al PD con chi lotta in periferia”
Elisabetta Canitano è la candidata sindaca di Potere al Popolo per le elezioni comunali a Roma del 3 e del 4 ottobre. Dopo aver ottenuto l'1,41% nelle elezioni regionali del 2018, la ginecologa femminista ci riprova. Fallito il tentativo di costruire una coalizione con le altre forze di sinistra – in particolare con Rifondazione Comunista e Paolo Berdini – Potere al Popolo va da solo nella corsa al Campidoglio, candidando esponenti del sindacalismo di base, dei comitati di lotta per la casa e degli inquilini e di diverse realtà sociali. Alternativi al centrosinistra e irriducibili a ogni alleanza con il Partito Democratico, la candidata di Pap spiega a Fanpage le ragioni della sua corsa.
La sua carriera nella medicina è contrassegnata dall’impegno per la salute e i diritti delle donne. Cosa porta di questo impegno nella militanza politica?
Di questo impegno porto quarant’anni di lavoro nel servizio pubblico. La mia non è stata mai esclusivamente una battaglia di ideali e di piazza, ma nella sanità pubblica mi sono fatta abbastanza le ossa nel capire come la attività dirette al cittadino si possono far funzionare. Sono stata coinvolta nella grande sperimentazione della Asl Roma 3 con la quale abbiamo aperto l’unica “Casa del parto” pubblica in Italia, ristrutturando tutta l’assistenza alle donne, sia ostetrica che ginecologica, e offrendo un servizio eccellente. Dopodiché Zingaretti ha chiuso queste esperienza e ora le donne devono spendere 3000 euro per fare un parto come si può fare in casa. Ma non è solo questo: abbiamo lavorato sull’assistenza autonoma delle ostetriche, sugli ambulatori tematici per abbattere le liste di attesa. Insomma, ho una discreta pratica su come i servizi possono essere trasformati in servizi a misura delle persone, anche risparmiando. Se si sa come fare il bene della cittadinanza si può lavorare bene anche in un momento di difficoltà economica.
Non ha mai ricoperto un incarico politico o istituzionale. Cosa l’ha spinta a correre per la fascia tricolore a Roma? Da dove nasce l’esigenza di questa candidatura?
Nasce dal fatto che per far andare le cose meglio ci vuole un pochino più di potere di azione sui meccanismi della cosa pubblica. Non è sufficiente essere un tecnico perché poi è la politica che indirizza la tecnica. Ciò che mi spinge è avere maggiore possibilità di servire la cittadinanza. Potere al Popolo, piccola formazione politica, molto giovane, prende le distanze da qualunque tipo di alleanza strategica che di appoggio al Partito Democratico. Il PD è un partito di centrodestra, il PD ha portato avanti tutte le peggiori riforme contro lavoratrici e lavoratori, e ha aperto sfacciatamente alla privatizzazione sfrenata della sanità pubblica. Non vedo come Gualtieri, che è un membro organico del Partito Democratico, potrebbe essere l'alternativa.
Potere al Popolo definisce la sua una candidatura di rottura. Con cosa volete rompere? Qual è la sua idea di città?
La nostra idea di città è una città che non pensa agli interessi privati ma a quelli pubblici, non a caso il nostro slogan è “Roma città pubblica”. Pensiamo ad alcune cose: ATAC ha appaltato le linee periferiche con mezzi non in sicurezza e con difficoltà per i contratti dei lavoratori; Acea, completamente privatizzata, ha appaltato tutte le riparazioni. Per noi la rottura è dire che questi servizi hanno bisogno di personale. Non si possono fare i conti col pallottoliere e dire che, siccome Ama fa fatica col bilancio, allora non facciamo più la raccolta differenziata. Ma scherziamo? Ad esempio, sulla raccolta rifiuti noi chiediamo piccoli impianti, una lotta attiva sulla riduzione degli imballaggi e delle bottiglie di plastica.
A Roma crescono le disuguaglianze e diventa più profondo il solco che divide centro e periferia. Cosa farebbe concretamente, da sindaca, per dare risposta a questi problemi?
Intanto bisogna affrontare il tema della casa, cioè del tetto che le persone hanno diritto ad avere sulla testa. E non è necessario costruire di nuovo, questa città è schiava dei costruttori. Prendiamo gli edifici degli enti che abbiamo disciolto e creiamo delle abitazioni. Tutte le metropoli hanno gente che dorme per strada ma la soluzione non è cacciarli con l’idrante, come alla stazione Tiburtina. Una città così grande deve essere in grado di affrontare i suoi grandi problemi. Non è possibile rispondere ai problemi desertificando le periferie: vanno moltiplicati gli spazi d’incontro. Se distruggi il tessuto sociale, cosa può andare meglio? Calenda dice "no alla mala movida a poco prezzo", ma perché se uno beve un drink costoso è una cosa che invece va bene? Se tu vivifichi una città invece di desertificarla, è chiaro che il fenomeno di avere dei punti di concentramento che vanno in conflitto con la città si risolve da solo. Le periferie devono poter venire nel centro di Roma e il centro andare in periferia: bisogna includere con asili, servizi, impianti sportivi.
La sinistra si presenta profondamente divisa a queste elezioni. Dividersi non rende tutti più deboli? Quali sono le distanze che hanno portato alla spaccatura con le altre forze politiche di una coalizione alternativa inizialmente auspicata?
Ci abbiamo provato, ci siamo riuniti, abbiamo discusso a lungo, alcuni hanno anche ben pensato di scrivere accuse nei nostri confronti. In altre città d’Italia e in altre regioni ci presentiamo molto più uniti che a Roma. Questa volta è andata così, speriamo che vada meglio la prossima volta. In questo momento penso sia più elegante dedicarsi a cosa proponiamo piuttosto che pensare a quanto siano cattivi gli altri.
In un comunicato PaP scrive di non voler fare coalizioni con partiti politici ma con forze sociali e movimenti di lotta attivi. Quali, tra questi, sostengono Roma Città Pubblica?
Nelle nostre liste abbiamo candidati che provengono dalla lotta per la casa (Asia, Comitato enti previdenziali Cinecittà), dai comitati popolari di quartiere (Comitato di Casal Bruciato, di Torre Maura, di Tor Bella Monaca), organizzazioni giovanili e studentesche (Cambiare rotta), centri di aggregazione territoriali come Centro popolare San Basilio, comitati dei rifiuti da Valle Galeria e Rocca Cencia, Comitato Forlabini, associazioni culturali come Santa Maria della Pietà e Rete Tiburtina. E poi Aps Partecipazione Attiva Popolare mun. XIV, Presidi culturali permanenti Roma e Comitato popolare sanità pubblica. Sono cittadini provenienti da queste realtà.