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Elezioni politiche 2022

Elezioni, Paolo Ciani: “Siamo la politica che risolve i drammi sociali, la destra sparge paura”

Candidato per la coalizione di centrosinistra al collegio uninominale Roma 01 alla Camera, Paolo Ciani è il segretario di Democrazia Solidale e ci racconta l’impegno del cristianesimo sociale in politica nel segno di Francesco. “La destra sparge paura e usa argomenti demagogici, noi dobbiamo essere la politica che affronta e risolve le questioni sociali anche quando è difficile”.
A cura di Valerio Renzi
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Candidato nel collegio uninominale per la Camera Roma 01, Paolo Ciani è consigliere comunale e presidente di Democrazia Solidale. Dalla Comunità di Sant'Egidio alla politica, la formazione che guida rappresenta l'anima del cristianesimo sociale del centrosinistra che, in piena sintonia con il pontificato di Bergoglio mette al centro la questione sociale più che i temi etici. Fanpage.it lo ha intervistato per affrontare i temi della campagna elettorale che ci sta portando all'appuntamento elettorale del 25 settembre.

L'accordo tra DemoS e il Partito Democratico ha portato alla sua candidatura in un collegio importante. Come è nata l'alleanza con i dem?

Le Agorà Democratiche sono state lo spazio utile a una vera convergenza programmatica. Lo spazio voluto e immaginato dal segretario dem Enrico Letta ci ha permesso di confrontarci in un modo anche inusuale per la politica: tempi certi per tutti, non solo i comizi dei big che per una volta hanno anche ascoltato. Da quando DemoS è nata siamo sempre stati a tutti i livelli in alleanze di centrosinistra, e con l'accelerazione che ci ha portato al voto non era pensabile che riuscissimo a presentarci da soli in tutta Italia con una vera e propria lista, quindi abbiamo fatto un accordo con il Partito Democratico.

Le vostre battaglie sono un valore aggiunto per la coalizione? Cosa mette al centro di questa breve campagna elettorale?

Da una parte la crisi economica, la crisi energetica e il rincaro dei prezzi hanno rimesso al centro i temi sociali, così come il dibattito attorno al salario minimo e al reddito di cittadinanza, tutte questioni che ci stanno e mi stanno al cuore. Sono scomparse – qualora ci fossero mai state – altre fragilità sociali dal dibattito, come quelle che possiamo chiamare le grandi solitudini che attraversano la nostra società in modo anche trasversale: gli anziani, la salute mentale, le persone con disabilità. C'è poi la casa di cui si parla troppo poco e invece con il rincaro delle bollette e dei prezzi rischia di essere una vera emergenza già a partire dalle prossime settimane.

Enrico Letta ha parlato di sessanta collegi in bilico dove il centrosinistra può ribaltare i pronostici dei sondaggi, non facendo così dilagare la destra. Con quali argomenti?

Dobbiamo stare in mezzo agli elettori, sopratutto per chi è candidato negli uninomali. Questa legge allontana gli elettori dagli eletti con la scomparsa delle preferenze. Ma chi ha la possibilità di dire "votate per me", deve parlare con le persone dalla mattina alla sera, anche quando questo vuol dire prendersi gli insulti o affrontare disamoramento. Io parlo spesso in questi giorni dello sgombero di viale delle Province, che rappresenta un modello virtuoso: abbiamo evitato l'esplosione della tensione sociale, non trasformando il tema della casa in un tema di ordine pubblico, ma arrivando all'assegnazione per tutte le famiglie di occupanti di una casa popolare. Non un residence per qualcuno, non situazioni provvisorie e costose, niente famiglie divise come in altre situazioni: una casa vera. La politica deve fare esattamente questo: dare risposte non a parole, non in modo demagogico, ma per risolvere i problemi anche quando è difficile. Il centrosinistra non sempre c'è riuscito dobbiamo dirci la verità, ma la destra non li vuole risolvere i problemi sociali ma solo alimentare la paura.

Siete storicamente impegnati per la pace, e di fronte al conflitto in Ucraina avete provato in questi mesi – in consonanza con Papa Francesco – a far parlare le ragioni della diplomazia, pur mantenendo una posizione molto chiara tra chi è l'aggressore e chi l'aggredito. Vi sentite soli in questa posizione?

Abbiamo vissuto con sofferenza questi mesi in cui si è provato a normalizzare la guerra e il tema del riarmo. Abbiamo visto la Germania, cardine dell'Europa, correre a riarmarsi. La guerra in Ucraina è al di là da finire, lo scenario siriano rimane una possibilità concreta. Conosciamo la guerra perché da sempre siamo impegnati per la pace, e sicuramente anche nella coalizione progressista abbiamo una posizione molto chiara sul tema. Ci siamo sentiti accusare di essere filo Putin, ma riconoscere aggrediti e aggressori è solo la precondizione per lavorare per la pace e la nostra idea che la pace non si costruisce correndo ad aumentare la spesa militare crediamo sia largamente condivisa dagli italiani e in particolare tra gli elettori del centrosinistra.

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