Una campagna elettorale senza i big. Un po' perché impegnati nel percorso congressuale del PD, un po' perché si teme non la sconfitta ma la débâcle nel Lazio. Così Alessio D'Amato si trova a correre la volata finale di queste elezioni regionali senza il sostegno deciso dei nomi di peso del Partito Democratico. Lontano dai riflettori della campagna elettorale, timidi anche nel sostenere con tour, incontri e aperitivi i "loro" candidati.
Dario Franceschini, Nicola Zingaretti, Matteo Orfini, Marianna Madia e gli altri "romani" non sono certo la prima fila di questa campagna elettorale. Lo stesso Claudio Mancini, il coordinatore della corrente che fa riferimento al sindaco Roberto Gualtieri è stato piuttosto timido. E ovviamente senza segretario (o segretaria) tutto è ancora più complicato.
Venerdì D'Amato chiude la campagna elettorale a Piazza Sauli, nel cuore della rossa Garbatella, e al momento il cartellone non sembra quello delle grandi occasioni. I generali del Partito Democratico sono lontani dal terreno, dove luogotenenti e fiduciari sono a lavoro più per il successo dei candidati "portati" in lista, che per il successo della coalizione. Inevitabile forse quando la vittoria è considerata ragionevolmente impossibile. Il rischio però è che così facendo la sconfitta si trasformi in disastro. E i sondaggi riservati che circolano in questo ero parlano di una forbice tra i 9 e i 5 punti di distacco dal candidato del centrodestra Francesco Rocca. Dal canto suo il candidato del centrodestra meno parla e meno rischia, così la chiusura anticipata della campagna elettorale la scorsa domenica, con tutto lo stato maggiore del centrodestra presente e soprattutto con Giorgia Meloni, basta e avanza per chi si sente già la vittoria in tasca.
Dopo aver investito D'Amato del suo appoggio, anche Carlo Calenda sembra molto più impegnato sul fronte della Lombardia, polemizzando e intervenendo continuamente in particolare contro il candidato del centrosinistra Pierfrancesco Majorino a sostegno della sua candidata Letizia Moratti. Dal giorno della presentazione ufficiosa della candidatura il leader D'Azione non si è praticamente più fatto vedere. Assicuratosi di aver sabotato qualsiasi intesa tra i dem e il Movimento 5 Stelle, si è concentrato su quello che sembra essere il suo vero obiettivo: cannibalizzare l'elettorato di Forza Italia e Partito Democratico con una proposta politica centrista.