Elezioni comunali Roma, Carlo Calenda non molla: “Mi ritiro solo se il PD candida Totti”
Non passa praticamente giorno che Carlo Calenda non faccia presente che lui per la corsa al Campidoglio ci sta e fa sul serio. E se il Partito Democratico non vuole appoggiarlo peggio per loro. L'ultima tweet è arrivato ieri a ricordare che non gli importa quale big o candidatura autorevole i dem metteranno in campo, e non importa se il nome proposto fosse in grado di rimettere in dubbio anche l'appoggio del M5S a Virginia Raggi, il leader di Azione è candidato a sindaco di Roma. "Come ho spiegato molte e molte volte non mi ritiro se si candidano Zingaretti, Gualtieri, Sassoli, Gentiloni, Letta, Madia, Conte, separati o tutti insieme. Unico caso Totti", scherza chiamando in causa l'ex capitano giallorosso. Poi aggiunge con un'ironia che dipinge gli alleati come disperati di fronte alla sua scelta di non sgomberare il campo: "Adesso non vorrei aver messo @Totti in difficoltà. Probabile che il PD vada a chiederglielo".
Partito Democratico: le primarie sono certe, il candidato meno
Il segretario del Partito Democratico Enrico Letta, subito dopo la sua elezione seguita alle dimissioni di Nicola Zingaretti, ha subito affrontato il dossier romano. Letta ha ribadito che si faranno le primarie di coalizione (in parte online in parte in presenza con tutta probabilità) e che l'ex ministro dell'Economia Roberto Gualtieri è disponibile a parteciparvi. Il diretto interessato ha ribadito che si deciderà dopo Pasqua, ma ospite a Otto e Mezzo ha dichiarato: "Credo che il prossimo sindaco sarà espresso dal centrosinistra. Non temo né Calenda né la Raggi"
Da parte sua Carlo Calenda continua a rispondere all'ipotesi delle primarie che rischiano di essere una perdita di tempo, ma soprattutto notando che queste "tendono a sparire magicamente quando c’è un nome che piace al Pd o quando emerge un possibile accordo con 5S. È già accaduto due volte da ottobre".