Elena Aubry morta in moto, uno degli imputati condannato a un anno e mezzo per omicidio stradale
Un anno e mezzo di reclusione è la condanna che i giudici della Corte di Apello di Roma hanno stabilito nei confronti di un ingegnere, tra gli imputati a provesso per la morte di Elena Aubry. La venticinquenne romana è caduta dalla sua moto Honda Hornet in via Ostiense ed è morta a maggio del 2018. Si tratta di Alessandro Di Carlo, responsabile della sorveglianza della ditta vincitrice dell’appalto per la manutenzione della strada sulla quale la ragazza ha perso la vita.
Oltre a Di Carlo sono altri sette gli imputati, tra i quali compaiono i nomi di funzionari comunali, che finiranno davanti ai giudici a luglio 2024. L'accusa è di omicidio stradale in concorso. Di Carlo, che si sarebbe dovuto occupare della manutezione di quel tratto di strada, aveva inizialmente ricevuto una condanna a due anni, ma in secondo grado i giudici hanno riconosciuto le cosiddette attenuanti generiche, con una conseguente riduzione della pena.
La mamma di Elena Aubry dopo la sentenza
A commentare la sentenza la mamma di Elena Aubry, Graziella Viviano: "I giudici hanno capito e si sono fatti strumento di un passo avanti nella civiltà di questo Paese – dice in una diretta pubblicata su Facebook – Elena non tornerà a casa stasera, ma credo che questa sentenza sarà di aiuto a molti genitori che come me hanno perso i figli sulla strada. Fino ad oggi questo tipo di delitti venivano archiviati. Adesso c'è un precedente importante, le sentenze sono cominciate a cambiare da alcuni anni a questa parte. Chiunque si prenderà in carico di gestire qualsiasi tecnico si dovrà porre una domanda ossia la strada che ho in gestione è in regola? Può uccidere? Se ci sono persone che la percorrono possono farlo in sicurezza?".