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“È il capo dei capi, non ci costituiremo parte civile”: ecco come Principi aiutava la mafia di Aprilia

Si prodigava per evitare che il comune si costituisse parte civile, e intanto informava passo passo i membri del clan sulle sue azioni. “Noi non ci costituiamo per un cazzo, questa è una vicenda privata che non ci riguarda”.
A cura di Natascia Grbic
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Il sindaco di Aprilia, Lanfranco Principi
Il sindaco di Aprilia, Lanfranco Principi

"L'ultimo che ti ho detto è il capo dei capi, ma cattivo per dire cattivo". Così parlava il sindaco di Aprilia Lanfranco Principi, cercando di convincere l'allora sindaco Antonio Terra e i vari consiglieri comunali a non costituirsi parte civile nel processo che vedeva imputati i fratelli Sergio e Giampiero Gangemi, e il boss Patrizio Forniti. E proprio a quest'ultimo Principi si riferiva, parlando di ‘capo dei capi'. Un linguaggio che già da solo evoca l'ambiente mafioso, con quelle parole – capo dei capi – che finora erano state utilizzate solo per Totò Riina.  "Noi non ci costituiamo per un cazzo, questa è una vicenda privata che non ci riguarda", diceva Principi. Che aveva parlato con tutti gli assessori e i consiglieri per far rifiutare la costituzione di parte civile delle associazioni ‘Reti di giustizia' e ‘La frusta politica'.

Un comportamento che, secondo chi indaga, era dettato dall'interesse del politico di favorire il clan capeggiato da Forniti, per il quale avrebbe pilotato diversi appalti e assunzioni in modo da avvantaggiare i membri dell'organizzazione mafiosa. Principi informava quasi simultaneamente il clan di come stava andando la sua opera di convincimento, facendo intendere che si stava dando da fare per evitare la costituzione del comune come parte civile. Il suo lavoro però, non era gratis: per ogni appalto che dava ai membri del clan, secondo quanto riporta l'ordinanza, Principi incassava una percentuale pari al 10% dell'importo totale dei lavori.

Lanfranco Principi, eletto con la maggioranza di centro destra, è stato arrestato questa mattina in seguito a una complessa attività investigativa della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma. Venticinque sono le persone raggiunte da altrettante misure cautelari accusate di far parte di un'organizzazione mafiosa dedita allo spaccio e all'usura con tassi che andavano mensilmente oltre il 10%. Chi non pagava, o metteva i bastoni tra le ruote al clan, veniva minacciato se andava bene, picchiato selvaggiamente in tutte le altre occasioni. Le indagini, partite nel 2018, hanno fatto emergere l'esistenza di un'associazione mafiosa operante ad Aprilia e comuni limitrofi che si avvaleva "della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva".

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