Dureghello (Comunità ebraica) contro Pio e Amedeo: “Parole sono preludio violenza e indifferenza”
La presidente della della Comunità ebraica di Roma, Ruth Dureghello, interviene sul discusso show dei comici Pio e Amedeo, un monologo contro il cosiddetto "politicamente corretto", in cui hanno messo insieme espressioni considerate offensive verso minoranze, donne, migranti, omosessuali, invitando il pubblico e i diretti interessati a ridere sull'utilizzo di un certo vocabolario. "Chi difende la licenza a insultare non difende la libertà d’espressione, ne limita l’esercizio a chi è vittima della violenza", è il cuore del messaggio che la presidente ha affidato a un lungo post su Facebook. Il riferimento è all'invito di Pio e Amedeo a "ridere in faccia" a chi "vi chiama negri", a ridere degli insulti razzisti e discriminanti, un modo di pensare che non solo vorrebbe imporre a chi è discriminato come reagire, ma che neutralizza anche qualsiasi possibilità di ribellarsi quando ci si sente offesi e insultati.
"Nella tradizione ebraica il mondo viene costruito con la parola e attraverso le parole possiamo distruggerlo. – scrive Dureghello – Non è vero che il problema sia l’intenzione che si mette, il tema sono le parole per il significato che assumono e per ciò che contribuiscono a creare nell’ambiente in cui viviamo. Si può scherzare su tutto? Certo, lo hanno fatto comici veri e di livello, consapevoli dell’importanza della parola e degli effetti che ha prodotto nella storia. Sdoganare l’aggettivo ebreo con il significato di tirchio per esempio, può sembrare rivoluzionario solo agli ignoranti che non conoscono le cose. Penso che abbiano voluto affrontare un tema importante con eccessiva superficialità dicendo che basta ridere in faccia a chi ti insulta".
Dureghello invita a riflettere con il suo lungo post su Facebook sul monologo e l'utilizzo delle parole: "La mia idea è che si possa ridere su tutto, ma con il limite del buon senso e della coscienza del valore delle parole. Non conoscono la ragione storica su come nasca un pregiudizio e di come la somma di questi pregiudizi, espressi attraverso le parole, abbia creato le condizioni affinché per esempio nel Novecento, milioni di persone volgessero lo sguardo altrove, mentre altri come noi venivano sistematicamente sterminati". "Le parole – aggiunge – sono il preludio della violenza la mia è la difesa della libertà di tutti, non razzismo al contrario o difesa di alcune minoranze. Anche quella di un bambino del Sud che si trasferisce al Nord e non deve accettare gli insulti contro i meridionali solo perché così lo hanno deciso Pio e Amedeo".