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L'omicidio di Willy Monteiro Duarte a Colleferro

Dopo l’omicidio di Willy Artena si guarda alla specchio

Un reportage da Artena, il paese dei quattro ragazzi arrestati per l’omicidio di Willy Monteiro Duarte, che da una settimana si interroga su quanto accaduto, sulle responsabilità della collettività e su quello che è accaduto. Una comunità smarrita e disorientata dal brutale omicidio commesso dai giovani compaesani.
A cura di Alessandro Coltré
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"Artena sta con Willy". Da giorni lenzuola e striscioni con questa scritta riempiono il paese. Artena, 50 chilometri a Sud del Colosseo, conosciuta per il suo centro storico abbarbicato su un costone calcareo dei Monti Lepini, dove si fa la raccolta differenziata “a passo di mulo” – come recita il cartello all’altezza dell’uscita Valmontone – è da sette giorni una comunità disorientata e smarrita per l'omicidio di Willy Monteiro Duarte avvenuto a Colleferro, per il quale sono accusati di omicidio volontario quattro compaesani.

“Io non dormo la notte, ne ho passate nella mia vita ma questa vicenda mi ha toccato”, racconta Augusto, il gestore del Circolo Arci di Piazza della resistenza, unico punto di ritrovo, bar e sede di eventi culturali nella parte alta del centro storico. Nei vicoli del paese ci sono diverse case con scritto Affitasi o Vendesi, il segnale di uno spopolamento iniziato negli anni ’60 quando in molti hanno scelto di costruirsi una casa nel nuovo centro di Artena o nelle campagne.

Secondo i dati del 2019, elaborati dell’ufficio anagrafe del Comune, nel centro storico abitano circa 800 persone. In totale Artena conta poco più di 14.000 residenti. Le abitazioni in pietra del borgo fanno il paio con la speculazione edilizia nelle contrade di campagna, con le case condonate e con palazzoni mai terminati. “Non ci posso pensare, fa male perché è morto un ragazzo, ammazzato così, perché? Questi quattro ragazzi erano di Artena e c’è ancora più dispiacere. Tocca scusarsi”, dice un’anziana signora seduta sull’uscio di casa a pochi sampietrini di distanza dalla Chiesa di Santa Croce.

Il dispiacere e la ricerca di una ragione che spieghi la morte di Willy sono state al centro del consiglio comunale che si è tenuto nel pomeriggio di venerdì, alla presenza del Sindaco di Colleferro Pierluigi Sanna e con l’assessora ai servizi sociali del Comune di Paliano Eleonora Campoli. È stato il primo appuntamento politico dove commemorare Willy e riflettere su quanto accaduto. “Artena non è un paese di delinquenti, una comunità è una cosa e i singoli sono un’altra”, ha detto il Sindaco Felicetto Angelini all’inizio del suo discorso. I sindaci della zona hanno in questo momento grandi responsabilità, forse troppe per i piccoli comuni che amministrano, e hanno il dovere di dare delle indicazioni alla società civile.

Il rischio è che prevalga la difesa della reputazione del paese e dei suoi abitanti invece di una discussione vera. La tradizione locale definisce Artena il "Paese dei briganti", da quando alla fine dell'Ottocento Scipio Sighele, discepolo di Cesare Lombroso la descrisse "come un paese di delinquenti nati”. Inutile dire come la realtà sia sempre stata ben diversa. Ma la tradizione, il folclore, lascia tracce profonde nell'immaginario collettivo di questa provincia e il rischio che i cittadini, le associazioni, le istituzioni, le forze politiche e sindacali non si interroghino fino in fondo parlando solo delle biografie criminali degli arrestati esiste.

Eppure chi conosce il paese sa che negli ultimi anni gli  arresti per spaccio di stupefacenti sono aumentati, così come le risse e gli indici di abbandono scolastico. Ma Artena non ci sta a essere rappresentata come una Suburra di provincia. Nei giorni scorsi Mino Massimei dell’Arci locale aveva spiegato che “c’è una grande una fascia di famiglie e ragazzi che disprezzano il modo con cui una parte della criminalità locale si afferma sul territorio ed esprime un forte dissenso”.

In un video sui social il primo cittadino ha attaccato duramente l’Arci per aver ‘infangato' il nome di Artena parlando di cocaina, spaccio e violenza. "Auspichiamo che il sindaco Angelini si apra ad un confronto sereno e costruttivo con tutte le componenti della società di Artena senza innescare ulteriori polemiche che, tanto più in un momento così delicato, non fanno bene a nessuno”, così l’Arci nazionale ha risposto al video. Una diatriba che probabilmente è anche un segnale della tensione del momento e dell’incapacità di accogliere delle considerazioni sui problemi da non nascondere sotto il tappeto.

Parrocchie e associazioni costituiscono da anni un grande corpo attivo in questo piccolo paese che deve fare i conti con la deindustrializzazione della Valle del Sacco, la marginalità culturale e il fallimento di diverse ditte edili e di imprenditori che hanno lasciato senza reddito famiglie intere. “Non dobbiamo coprire nessuno, perché i problemi ci stanno. Probabilmente è vero, ma qua abbiamo fallito tutti perché a ventuno anni non puoi morire così”, si sfoga un signore uscito fuori per fumare mentre il consiglio comunale è in corso. Alcuni consiglieri hanno ammesso le mancanze e le responsabilità collettive per “non aver educato abbastanza al rispetto e per non aver contrastato il culto dell’uomo ricco, forte e potente”, come ha dichiarato la giovane consigliere di opposizione Sofia Fiorellini. Oltre al lutto cittadino per la giornata di oggi il paese ha accolto e deliberato l'idea avanzata da alcuni ragazzi di realizzare un murales per Willy con scritto "Il vero guerriero non ha la forza ma il coraggio".

Artena sente il bisogno di guardarsi allo specchio, senza paura di vedere la sua immagine riflessa, tra luci e ombre.

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