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Dopo il Kant, occupato anche il liceo Albertelli: “Vogliamo sicurezza, non una scuola opprimente”

Dopo il liceo Kant occupato la scorsa settimana nel quartiere di Tor Pignattara a Roma, oggi è stato occupato il liceo classico Pilo Albertelli. “Vogliamo sicurezza e diritti per gli studenti e non una scuola opprimente che pensa solo a valutarci e non a crescerci”, hanno dichiarato gli studenti in un comunicato.
A cura di Natascia Grbic
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Dopo il liceo Kant, occupato la scorsa settimana e autogestito per sette giorni dagli studenti, adesso è la volta del Pilo Albertelli, liceo classico di Roma tra i più antichi della città, famoso perché tra i suoi banchi vi si formò il fisico Enrico Fermi. "Questa mattina noi studenti del Pilo Albertelli abbiamo occupato la nostra scuola per continuare la protesta studentesca contro la devastante situazione scolastica in cui ci troviamo – dichiarano gli studenti in un comunicato – Vogliamo sicurezza e diritti per gli studenti e non una scuola opprimente che pensa solo a valutarci e non a crescerci".

L'occupazione al liceo Kant

Gli studenti del liceo Kant hanno terminato l'occupazione nella giornata di ieri dopo una settimana di corsi e iniziative effettuate all'interno della scuola. Il primo giorno di occupazione la vicenda ha assunto rilevanza nazionale dopo che un gruppo di poliziotti in borghese ha strattonato un ragazzo che stava mettendo un lucchetto al cancello. Il deputato di Liberi e Uguali Stefano Fassina aveva annunciato un'interrogazione parlamentare sulla vicenda, mentre la senatrice di LeU Loredana De Petris ha definito le immagini "estremamente inquietanti". "A gennaio siamo tornati a scuola nelle stesse condizioni di settembre, nulla è stato fatto a livello regionale e governativo per garantire il diritto allo studio – avevano dichiarato gli studenti a Fanpage.it – Una cosa basilare, la connessione non funziona: e per il 50% degli studenti che dovrebbero seguire in Dad, è impossibile assistere alle lezioni. "Siamo arrivati all'occupazione dopo una settimana di proteste davanti la scuola, nessuno ci ha detto retta: l'occupazione è il modo in cui siamo riusciti a farci sentire. Ora siamo in contatto con altri licei, per capire come allargare la protesta".

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