Donna sola sotto sfratto in Vaticano: “Io qui dal 1993, lascio la casa solo da morta”
"Io da qui non me ne vado, uscirò da questa casa quando sarò un cadavere". Questa frase Anna la ripete più volte ai presenti davanti all'androne di casa. Anna è una donna di 65 anni, sola e con diverse patologie. Dal 1993 vive in un appartamento in via Gonfalone in pieno centro storico di Roma, di proprietà del Capitolo di San Pietro in Vaticano. Da ormai diverso tempo è sotto sfratto ma non ha un altro posto dove andare.
Anna vive da oltre 30 anni in questo alloggio e appena entrata ha effettuato dei lavori di ristrutturazione per renderlo vivibile, spendendo 150 milioni di lire. "Mi era stato promesso che questa casa sarebbe stata mia per sempre" spiega Anna ai cronisti mostrando una lettera firmata dal monsignor Salvatore Delogu, amministratore nel 1993. Eppure appena quattro anni dopo il contratto non viene rinnovato e Anna (che all'epoca viveva insieme al padre e al figlio) si ritrova a pagare un canone concordato (un bollettino annuale di circa 5mila euro) dopo un semplice accordo verbale.
Il rinvio a febbraio
Alla fine, grazie ad una trattativa portata avanti dal sindacato Unione Inquilini, lo sfratto è stato rinviato al 17 febbraio 2025. Tre mesi per aprire una trattativa con il Vaticano e trovare una soluzione alternativa per Anna (in graduatoria per un alloggio Erp)
Siamo di fronte ad "una contraddizione lancinante rispetto a quanto richiesto dal Papa che invita a dare solidarietà alle persone che vivono la precarietà abitativa – spiega la segretaria nazionale di Unione Inquilini, Silvia Paoluzzi – ora chiediamo l'intervento del Vaticano affinché si possa regolarizzare la situazione della signora Anna che da tanti anni vive all'interno dell'alloggio, oppure per garantire il passaggio di casa in alloggio adeguato e dignitoso". Ora le lancette dell'orologio di Anna sono state spostate avanti di quasi tre mesi e lei ha tempo fino al 17 febbraio per trovare una soluzione.