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Disastro Atac, l’aumento del biglietto è inevitabile: ma i soldi mancano per colpa di Rocca e Meloni

Il Comune di Roma non ha soldi a sufficienza per finanziare Atac e dal Governo non arriva alcuna risorsa aggiuntiva per la Capitale e il Fondo Nazionale Trasporti è bloccato da anni. Per reperire gli stanziamenti necessari, la scelta sembra inevitabile: aumento del costo del biglietto Atac oppure la cancellazione totale delle agevolazioni per anziani, studenti e fasce deboli della popolazione di Roma?
A cura di Enrico Tata
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Una corsa contro il tempo per salvare Atac, che non può iniziare l'anno del Giubileo senza un contratto di servizio approvato. Ma per farlo i tempi sono strettissimi. Il problema, come abbiamo scritto, è che non ci sono soldi: mancano 22 milioni all'anno per tre anni, cioè 66 milioni di euro. Secondo il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, l'unica soluzione per reperire i fondi mancanti è quello di aumentare il costo del biglietto Bit da 1,5 a 2 euro. Una decisione che formalmente deve approvare la Regione Lazio. Ma i motivi di questo ‘buco' nelle risorse per Atac sono profondi e coinvolgono anche il Governo guidato da Giorgia Meloni.

Chi finanzia Atac e perché mancano 22 milioni di euro

Il Piano Economico Finanziario di Atac è coperto per il 60 per cento da fondi del Comune di Roma. Fino a qualche anno fa, era finanziato per un terzo dal Campidoglio, per un terzo dai ricavi dei biglietti e per un terzo dal Fondo Nazionale Trasporti, che però non viene toccato da anni e che non prevede per la Capitale alcun fianziamento aggiuntivo. E come denunciato dal Partito democratico, l'esecutivo non sembra avere alcuna intenzione di intervenire in merito. In altre parole: Roma ha raddoppiato i soldi che investe per Atac, ma dal governo non è arrivato alcun finanziamento aggiuntivo. Dalla Regione Lazio sono sempre arrivati aiuti economici e anche quest'anno Rocca ha promesso di reperire soldi dal bilancio della Pisana. Ma secondo Roma Capitale non bastano.

Perché l'aumento del costo del biglietto Atac è inevitabile

Per questi motivi in estate il sindaco Gualtieri ha inviato una lettera al presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, in cui erano inserite precise indicazioni per reperire i 22 milioni mancanti, ovvero con l'aumento del costo del biglietto. Il confronto Regione-Comune è ancora in corso ed è a tratti aspro, ma il Campidoglio ha fretta: deve approvare, prima in giunta e poi in Assemblea Capitolina, una delibera che contiene la relazione sull'affidamento del servizio di trasporto pubblico ‘in house', cioè ad Atac, il Piano Economico Finanziario, le motivazioni dell'affidamento, e le linee guida del contratto di servizio. Questi documenti devono essere pubblicati sul sito dell'Anticorruzioni per due mesi. Solo a quel punto si potrà procedere con l'approvazione del nuovo contratto di servizio. Insomma, a Gualtieri è rimasto davvero poco tempo.

La proposta della Regione Lazio per evitare l'aumento del prezzo del biglietto

Dalla Regione non sono arrivate risposte chiare, ma al Comune, invece, servono certezze, come spiegato dall'assessore capitolino ai Trasporti, Eugenio Patanè, nell'ultima Commissione Mobilità presieduta dal consigliere dem Giovanni Zannola: "Su quei 66 milioni di euro che mancano abbiamo bisogno di certezze. Ma al momento non ne abbiamo. Durante l'estate c'è stato un dialogo costante con la Regione per capire se fosse disponibile a concedere ulteriori finanziamenti oppure a modificare il costo del biglietto. Ma allo stato attuale abbiamo solo aperture formali, nessuna certezza che ci possa essere un aumento di fondi regionali destinati ad Atac oppure sulla volontà della Regione di ritoccare la tariffazione".

Nell'ultimo incontro, l'assessore regionale Ghera ha proposto al Comune di ritoccare al rialzo soltanto i biglietti giornalieri e settimanali (lasciando invariato il costo del biglietto Bit) e ha promesso uno stanziamento di 10 milioni di euro. I sindacati hanno proposto invece di aumentare il costo del biglietto soltanto ai turisti e ai visitatori. Una soluzione che però, tecnicamente, può essere attivata soltanto fra un anno. Troppo tardi.

L'assessore Patanè: "Costretti alla totale eliminazione delle agevolazioni per studenti e anziani"

Per il Campidoglio la soluzione della Regione è insufficiente, quella dei sindacati è inattuabile in tempi brevi, e quindi, ha spiegato Patanè, "in assenza di decisioni certe da parte della Regione Lazio, l'unico modo per reperire questi 22 milioni è con la totale eliminazione delle agevolazioni di cui usufruiscono 166mila romani, cioè i disoccupati, gli over 65, le famiglie con reddito sotto i 15mila euro e quasi 70mila studenti under 19. Si tratta di una dolorosa necessità fino a quando non ci saranno atti amministrativi e non semplici dichiarazioni da parte della Regione o del Governo, che dovrebbe aumentare la quota del Fondo Trasporti per Roma".

A cosa servono i 66 milioni di euro mancanti: il nuovo contratto Atac

Martedì l'assessore porterà in giunta il testo della delibera e poi spetterà all'Assemblea capitolina l'approvazione. "L'unica cosa che non ci possiamo permettere è far si che Atac non abbia il contratto di servizio dal 1 gennaio 2025. Non è pensabile affrontare il Giubileo senza il contratto di servizio e non è possibile prorogare ulteriormente quello vigente, lo stiamo facendo da due anni ed è esattamente per queste ragioni economiche. Il comune di Roma ha aumentato in maniera spropositata, raschiando il fondo del barile, le risorse che poteva investire per Atac".

Patanè ha ribadito "che mancano 22 milioni di euro all'anno per garantire ai cittadini quei miglioramenti che abbiamo inserito nel contratto di servizio e che sono miglioramenti largamente inferiori a quelli che immaginiamo. Partiamo dai 140milioni di chilometri di vettura e vorremmo arrivare a 161 milioni, con un aumento importante che è dato non tanto dall'aumento dei chilometri dei bus (un milione in più all'anno), quanto da tram e metropolitane. Il nostro obiettivo è migliorare il servizio e renderlo più capillare. All'inizio della consiliatura avevo parlato di tre anni come necessari per riportare una normalità di base. Il 2024 è stato l'anno di cantieri, il 2025 sarà l'anno della ripresa, l'anno uno dei trasporti di Roma".

Il Pd attacca: "Fondo Trasporti gravemente insufficiente, da Meloni colpo di grazia alla mobilità"

Ma perché mancano all'appello quei 22 milioni di euro all'anno per tre anni? Uno dei motivi, come abbiamo anticipato, è legato al Fondo Nazionale Trasporti, fermo da anni. Proprio oggi il deputato del Pd Andrea Casu, vice Capogruppo in Commissione Trasporti Pd, ha presentato un'interpellanza urgente: "Il Fondo nazionale per il Tpl presenta una dotazione gravemente insufficiente, con una mozione del Pd a maggio e un odg a luglio scorso abbiamo chiesto al governo il potenziamento. Se il Governo continua ad ignorare questa emergenza senza intervenire nel prossimo Bilancio sceglie di dare il colpo di grazia al diritto alla mobilità di tutti i cittadini e la responsabilità non potrà essere attribuita ai lavoratori che scendono in piazza per i propri diritti o alle aziende che così non possono fare tornare i conti ma sarà tutta di Giorgia Meloni e Matteo Salvini".

In più, a pesare sulle case di Roma, è la ripartizione del Fondo Trasporti, come sottolineato dal consigliere capitolino dem Mariano Angelucci intervenuto nel corso dell'ultima Commissione Trasporti: "Le cose sono chiare e vanno dette esplicitamente. Se a Roma fosse destinato ciò che gli spetta nella ripartizione del Fondo Nazionale Trasporti noi non faremmo neanche questi ragionamenti perché le risorse ci sarebbero".

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