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Detenuto si suicida in carcere a Regina Coeli, i Garanti: “Servono risposte urgenti”

Un detenuto di 31 anni si è suicidato la notte scorsa nel carcere di Regina Coeli, nella settima sezione. L’appello dei Garanti Valentina Calderone e Stefano Anastasia.
A cura di Beatrice Tominic
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Si è suicidato questa notte, nella settima sezione dell'istituto di Regina Coeli dove si trovava in attesa di giudizio. L'uomo, un trentunenne che condivideva la cella con due compagni, si è impiccato alla porta nella serata di ieri. A renderlo noto il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Lazio, Stefano Anastasia e la Garante delle persone private della libertà personale di Roma Capitale, Valentina Calderone.

Secondo quanto hanno spiegato, il trentunenne si trovava in "grandissima sorveglianza" dopo alcuni atti di autolesionismo. Ma questo non è servito ad evitare il peggio.

"La sorveglianza, grandissima o no che sia, ormai a Regina Coeli nel turno di notte è affidata a un numero di agenti che si contano sulle dita delle mani, mentre la conta dei detenuti arriva a 1150 per 628 posti regolamentari effettivamente disponibili, per un tasso di affollamento del 180 per cento, il più alto nel Lazio, tra i più alti in Italia", hanno continuato.

La nota dei Garanti: "La VII sezione deve essere chiusa"

"La magistratura accerterà tutto quello che c'è da accertare – aggiungono Calderone e Anastasia – Nel frattempo ribadiamo che la VII sezione del carcere deve essere chiusa immediatamente, ristrutturata e destinata a una sola delle molte e contrastanti esigenze per cui ora è impropriamente utilizzata", sottolineano.

"Ma non si può continuare così: le carceri stanno scoppiando e a nulla servono i miraggi di nuove carceri o della prossima presa di servizio di nuovi poliziotti che a mala pena compenseranno quelli che andranno in pensione – spiegano i Garanti – Allo stesso modo sarebbe inutile anche la malsana idea che sta circolando nell'Amministrazione penitenziaria di risolvere tutto con ordine e disciplina, nuovi reati e gruppi operativi speciali di polizia. Basta con la stagione della propaganda, serve discutere di risposte urgenti che non possono non contemplare una drastica riduzione della popolazione detenuta, commisurata agli spazi e al personale sanitario e penitenziario effettivamente disponibile e in grado di assicurare una detenzione dignitosa a chi non possa attendere il giudizio o scontare la pena fuori dal carcere".

Ilaria Cucchi: "Mattanza silenziosa"

Non ha tardato ad arrivare anche il commento di Ilaria Cucchi, senatrice per Alleanza Verdi e Sinistra e vicepresidente della commissione giustizia del Senato, che parla di una mattanza silenziosa: "Non si riesce più neanche a tenere il conto dei suicidi, perché ormai sono all'ordine del giorno – scrive in una nota – Stavolta è successo ancora nella VII sezione, una sezione maledetta. Oltre alla capienza, altro problema i pochi agenti penitenziari in servizio. Occorre assicurare ad ogni detenuto di scontare la propria pena in condizioni umane e rispettose della dignità deve essere la priorità assoluta per costruire una società più giusta e rispettosa dei diritti di tutti".

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