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Detenuto di 25 anni si impicca a Regina Coeli: è già il quarto suicidio in carcere del 2025

Come sottolineato dal segretario del sindacato Fns Cisl Massimo Costantino, la casa circondariale di Regina Coeli soffre da tempo di sovraffollamento e attualmente ospita circa 1050 detenuti sui 618 previsti.
A cura di Enrico Tata
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Un ragazzo di 23 anni di nazionalità romena è si è impiccato ieri sera nel bagno della sua cella all'interno del carcere romano di Regina Coeli. Stando a quanto riferito dal sindacato Fns Cisl, il giovane detenuto si trovava nella seconda sezione. Come sottolineato dal segretario Massimo Costantino, la casa circondariale soffre da tempo di sovraffollamento e attualmente ospita circa 1050 detenuti sui 618 previsti. Una situazione che secondo Costantino è "sempre più drammatica. Si rischia il collasso del sistema penitenziario, il sovraffollamento e la gravissima carenza degli organici, connotato dalla drammaticità degli eventi sta compromettendo seriamente l'ordine e la sicurezza di tale sede".

Per il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Lazio, Stefano Anastasia, il 2025 è iniziato peggio del 2024, giudicato "l'annus horribilis delle morti e dei suicidi in carcere". Quello di ieri, ricorda il garante, è già il quarto suicidio avvenuto in carcere: "Il ragazzo che si è suicidato ieri sera a Regina Coeli è già il quarto in Italia, in meno di dieci giorni, senza contare l'operatore penitenziario che si è tolto la vita nel carcere di Paola. Quando si prenderanno i provvedimenti necessari e urgenti per ridurre la popolazione detenuta e consentire al personale di polizia, educativo e sanitario di farsi carico degli autori di reati più gravi e con lunghe pene da scontare?".

"Non è mai facile individuare il rischio suicidario, ma se gli operatori devono far fronte al doppio delle presenze in carcere, come è a Regina Coeli, con la metà del personale in organico, l'impresa diventa impossibile. Aprendo la Porta Santa a Rebibbia, Papa Francesco ha esortato i detenuti ad aggrapparsi alla speranza, ma nella speranza di un'alternativa a queste carceri sovraffollate e degradanti dobbiamo crederci anche noi e soprattutto chi ha responsabilità politiche e di governo, prendendo decisioni conseguenti".

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