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Detenuti appiccano incendio nel carcere minorile di Roma: due poliziotti intossicati

Maurizio Somma, segretario Lazio del Sappe, Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, spiega: “La situazione è sempre più in forte declino, il personale è continuamente vittima di aggressioni e di forte stress ci chiediamo cosa debba accadere di peggio affinché l’amministrazione prende dei seri provvedimenti e ristabilisca un clima sereno nell’istituto romano”.
A cura di Enrico Tata
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Carcere minorile di Casal del Marmo, foto di Antigone.
Carcere minorile di Casal del Marmo, foto di Antigone.

Alcuni detenuti dell'istituto penale per minorenni di Roma, a Casal del Marmo, hanno appiccato un incendio all'interno della struttura. In particolare hanno incendiato nel corridoio materassi e coperte e due poliziotti sono rimasti intossicati. Sul posto sono immediatamente arrivati i vigili del fuoco, un'ambulanza per soccorrere gli agenti feriti e una pattuglia della polizia di Stato.

Maurizio Somma, segretario Lazio del Sappe, Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, spiega: "La situazione è sempre più in forte declino, il personale è continuamente vittima di aggressioni e di forte stress ci chiediamo cosa debba accadere di peggio affinché l’amministrazione prende dei seri provvedimenti e ristabilisca un clima sereno nell’istituto romano”.

Sulla stessa lunghezza d'onda anche Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, che ha espresso vicinanza ai poliziotti in servizio a Casal del Marmo: "È vero: sono inaccettabili anche le condizioni di lavoro del personale di Polizia penitenziaria, impegnato “H24” nelle sezioni detentive e i cui appartenenti sono sempre più vittime di aggressioni e atti violenti dalla parte minoritaria della popolazione detenuta più refrattaria a rispettare l’ordine e la sicurezza anche durante la carcerazione. Ma nei nostri istituti di pena, anche per minori, si può e si deve “potere respirare un’aria diversa da quella che li ha condotti alla illegalità e al crimine”. Noi siamo pronti a dare il nostro contributo”.

Secondo il Sappe una soluzione al problema può essere rappresentata da un sistema penitenziario "a tre gradini": il primo, per i reati meno gravi, caratterizzato da pene alternative al carcere. Il secondo, per pene superiori ai tre anni, in istituti "molto meno affollati per lo sgravio conseguente all’operatività del primo livello e per una notevole riduzione dell'utilizzo della custodia cautelare". Il terzo livello, infine, è quello della massima sicurezza, "in cui il contenimento in carcere è l'obiettivo prioritario”.

Per il Sappe “anche il settore della giustizia minorile può e deve essere rimodulato, a cominciare dalla eliminazione della previsione che i giovani adulti fino al compimento del 25° anno di età possano permanere negli IPM, condizione questa che è una delle ragioni principali dell’attuale ingovernabilità delle carceri minorili”.

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