Desirée Mariottini, i giudici: “Le hanno dato la droga per violentarla, poi l’hanno lasciata morire”
Le hanno dato la droga per abusare sessualmente di lei, dopodiché non l'hanno aiutata non solo per evitare di essere incriminati, ma anche per non perdere il luogo dove abitare e drogarsi. Questo sostengono i giudici della Terza Corte d'Assise di Roma che, in 281 pagine, hanno motivato la sentenza con cui hanno condannato all'ergastolo Mamadou Gara e Yusef Salia, a 24 anni e mezzo Brian Minteh e a 27 anni Alinno Chima. Le accuse nei loro confronti vanno, a seconda delle posizioni, dall'omicidio volontario, alla violenza sessuale aggravata fino alla cessione di droga. Il caso è quello dell'omicidio di Desirée Mariottini, la 16enne di Cisterna di Latina morta nella notte tra il 18 e il 19 ottobre 2018 in uno stabile abbandonato di via dei Lucani. La giovane aveva ingerito un mix di droghe ed era stata violentata dagli imputati. Dopodiché è stata lasciata morire: chi voleva chiamare i soccorsi è stato brutalmente aggredito e minacciato.
La droga ceduta a Desirée per aggredirla sessualmente
"La spasmodica ricerca di droga da parte di Desiree e poi il soddisfacimento dei suoi ‘bisogni' di tossicodipendente, dopo che la giovane aveva ‘avvicinato' i vari uomini presenti, denota come le cessioni di sostanze siano state finalizzate all'aggressione sessuale poi realizzata dentro il container, in un unico contesto spazio-temporale", si legge nelle motivazioni della sentenza. "La centrale dei rifornimenti di droga era certo costituita dallo stabile di via dei Lucani 22, una sorta di supermercato degli stupefacenti con ampia offerta di ‘prodotti', da eroina e cocaina a psicofarmaci ed altro e con spazi deputati alla preparazione e al consumo delle droghe".
Nessuno è intervenuto per salvare la 16enne
"Non si trattò – continuano i giudici – solo della cinica e malevola volontà di non salvare la giovane dall'intossicazione di cui loro stessi erano stati autori e di impedire le indagini delle violenze da lei subite, ma in forma più estesa, di conservare la propria ‘casa' e le proprie fonti di ‘reddito', oltre a un tranquillo e sostanzialmente indisturbato luogo di consumo degli stupefacenti, che rendeva eccezionale e noto quel rifugio". Gli imputati sapevano che Desirée aveva bevuto molto metadone e fumato crack, e ‘hanno mostrato un cinico assoluto disinteresse rispetto al progressivo decadimento delle funzioni vitali di Desiree". "Anche chi non ha partecipato o non vi è prova abbia partecipato alla somministrazione delle sostanze tossiche che indussero allo stato comatoso della ragazza, ben può essere chiamato a rispondere dell'evento morte laddove le condizioni di fatto fossero risultate tali da imporre e pretendere anche da parte sua un dovere di protezione e di impedimento delle conseguenze di danno per il bene della vita di Desiree". Ed è proprio la condizione "di totale obnubilamento, associata all'effetto analgesico, sedativo ed antidolorifico secondario che il mix di sostanze le provocò" a far sì che Desirée non sia riuscita a ribellarsi alla violenza. "Sussiste comunque la violenza sessuale di gruppo, anche se circoscritta all'azione dei soli Salia e Gara – concludono i giudici – che in ogni caso, va rimarcato, hanno entrambi compiuto atti sessuali approfittando delle condizioni menomate di Desiree".