Denuncia lo stupro, giudice assolve l’uomo: “La vittima non ha chiesto che fosse punito”
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Un uomo accusato di stupro è stato assolto perché la vittima non ha chiesto venisse punito. Questo è quanto accaduto a Roma, dove una donna, che lavora come sex worker, aveva denunciato un 36enne dichiarando di essere stata abusata da lui. L'uomo non è stato assolto perché il fatto non sussiste, o per assenza di prove: ma perché, secondo la sentenza, manca "qualsivoglia concreta richiesta di punizione" da parte della vittima. Che però, aveva sporto denuncia.
Una sentenza, quella riportata oggi da la Repubblica, destinata a far discutere. Il collegio che ha esaminato e giudicato i fatti era presieduto dalla stessa giudice al centro delle polemiche per aver assolto il collaboratore scolastico dell'istituto CineTv Rossellini accusato di aver molestato una studentessa. In quell'occasione l'uomo, nonostante avesse palpeggiato una studentessa, era stato prosciolto da ogni accusa "perché il fatto non costituisce reato". Per il tribunale, il fatto che il bidello l'abbia toccata nelle parti intime per un tempo "tra i cinque e i dieci secondi" era troppo breve per configurare una molestia.
"Con la legge del 1996 – ha dichiarato a la Repubblica Antonella Faieta, presidente del Telefono Rosa – si stabilisce che per poter avviare un processo per violenza sessuale è necessaria la querela, una dichiarazione di volontà con la quale la persona offesa chiede di procedere contro chi ha commesso il fatto". La donna però, nel 2021, ha denunciato. Non ha testimoniato nel corso del processo e non si è costituita parte civile, ma dalla polizia c'era andata a dire cosa fosse accaduto. Eppure, per i giudici, non ci sarebbe stata la volontà, nemmeno quella implicita, da parte della vittima, di volerlo punire. "La giurisprudenza ha fatto enormi passi avanti negli ultimi anni per quanto riguarda i reati di genere – ha concluso Faieta – ma la strada da fare resta ancora lunga. In particolare è necessaria una formazione capillare del personale specializzato, a partire dagli agenti che raccolgono la denuncia. Serve attenzione e dialogo: le donne che arrivano in commissariato possono essere sotto shock, spesso non sanno di avere diritto al gratuito patrocinio o all’assistenza dei centri antiviolenza ".