Dentro il laboratorio dello Spallanzani che dà la caccia alla variante Delta
"Non abbassare la guardia", continuano a ripetere come un mantra istituzioni e virologi, nonostante la sensazione diffusa di essere a un passo da uscire dalla pandemia: finito l'obbligo di mascherina all'aperto, l'estate che si presenta quasi "normale" e la campagna vaccinale che, tra qualche intoppo, procede in tutta Italia. In particolare spaventa il diffondersi della variante Delta della Covid, che al pari della precedente variante che cosiddetta inglese (ora denominata Alfa), tenderà nelle prossime settimane a diventare dominante vista la sua maggiore capacità infettiva, con il rischio di un nuovo aumento dei contagi.
Per questo la Regione Lazio ha deciso di rimodulare l'approccio a questa fase della pandemia, rafforzando l'attività di sequenziamento e tracciamento del virus: da lunedì tutti i tamponi positivi vengono infatti analizzati, in particolare con l'obiettivo di agire tempestivamente su possibili focolai di variante Delta. Sono tredici i laboratori coinvolti, tra cui quello dell'ospedale Lazzaro Spallanzani, l'istituto romano di malattie infettive in prima fila dall'inizio della pandemia nell'attività di cura ma anche nella ricerca.
Siamo entrati proprio nel laboratorio dello Spallanzani per farci spiegare come stiamo provando a correre al passo della variante. “Siamo stati trai primi laboratori a sequenziare il virus, tramite queste piattaforme al elevata processività. Si chiamano next generation sequencing, e sono sequenziatori che consentono di lavorare centinaia di migliaia se non milioni di sequenze nello stesso momento”,spiega Barbaba Bartolini, dirigente del Laboratorio di microbiología dello Spallanzani. "Da lunedì tutti i campioni positivi saranno sottoposti al sequenziamento completo del genoma. Questo permetterà non solo di portare in luce la presenza di mutazioni note, e quindi ascrivibili a determinante varianti, ma anche di individuare nuove mutazioni", conclude.
Concetta Castilletti è la responsabile dell'unità operativa virus emergenti e fa il punto su quello che sappiamo: "Attualmente abbiamo circa 1000 sequenze depositate in questo database europeo che si chiama Gisaid, di queste circa 30 sono varianti Delta per quanto riguarda il Lazio, da quando la variante si è diffusa ovvero da aprile”. Mercoledì prossimo, il 7 luglio, saranno invece presentati i dati della nuova attività di ricerca delle varianti.