Delitto di via Poma: “La verità su Simonetta Cesaroni è in una lettera scritta da Pietrino Vanacore”
Il portiere del palazzo di via Poma in cui è stata trovata morta Simonetta Cesaroniavrebbe conosciuto la verità e l'avrebbe scritta in una lettera prima di suicidarsi, nel 2010. È quanto emerge dagli ultimi accertamenti su questa nuova pista, che ha permesso alla gip di respingere la richiesta di archiviazione sul caso per cui si continua a cercare la verità anche oggi, a quasi 35 anni dai fatti.
Secondo quanto rivela un'ultima pista, quella che vede il coinvolgimento dei servizi segreti nel delitto di via Poma, il portiere della stabile sarebbe stato ricattato proprio da un agente segreto che gli avrebbe chiesto di mentire. La verità, però, sembra che la conoscesse bene. Prima di suicidarsi, dopo essere stato accusato lui stesso di aver ucciso la giovane, l'avrebbe scritto in una lettera olografa. Qualora il memoriale si rivelasse autentico, potrebbe rappresentare una prova importante o, almeno, uno spunto fondamentale su cui basare nuovi e successivi accertamenti.
Chi è il portiere Pietrino Vanacore e cosa c'entra con Simonetta Cesaroni
Pietrino Vanacore è uno dei primi sospettati per la morte della ragazza. Portiere dello stabile di via Poma, chiamato a raccontare alla polizia i fatti accaduti in quel tragico pomeriggio di agosto, la sua testimonianza viene presto smentita. Ha detto di trovarsi con i portieri nell'ora del delitto, ma in realtà era andato dal ferramenta per comprare una smerigliatrice poi sequestrata dalla polizia. Ha detto di essere andato dall'architetto Cesare Valle alle 22.30, come ogni sera, in realtà è arrivato alle 23.
Troppe incongruenze, troppi racconti a metà. Gli inquirenti non escludono neppure che, pur non essendo lui il killer di Simonetta Cesaroni, possa aver contribuito a eventuali depistaggi o alla pulizia dell'appartamento dopo il passaggio del killer reale. Per questa ragione, lo scorso anno, i sospetti si sono concentrati sul figlio Mario.
Il suicidio di Pietrino Vanacore, portiere di via Poma
Nel frattempo, però, a venti anni dal delitto, il portiere si è trasferito in Puglia, dove nella notte fra l'8 e il 9 marzo si è ucciso. Tre giorni dopo avrebbe dovuto deporre nel processo in Corte d'Assise sul delitto Cesaroni a carico di Raniero Busco, il fidanzato della giovane ai tempi del delitto. "Il suicidio è troppo vicino alla scadenza processuale per non essere collegata. Forse conosceva l'identità del killer, ma non se l'è sentita di testimoniare", avrebbe commentato l'avvocato di Busco.
Prima di suicidarsi Vanacore aveva lasciato scritto un cartello: "Venti anni di sofferenze e di sospetti ti portano al suicidio". Secondo quanto emerge dalle ultime novità, oltre al cartello ci sarebbe un vero e proprio memoriale in cui il portiere avrebbe messo nero su bianco tutta la verità sul caso.
Cosa c'è scritto nel memoriale di Pietrino Vanacore sul delitto di via Poma
Secondo quanto si legge su la Repubblica, nella lettera Vanacore avrebbe spiegato si essere stato costretto a mentire perché sotto ricatto. E proprio per la volontà di fare chiarezza su questo che la richiesta di archiviazione è stata respinta. Ancora da accertare, infatti, la posizione di due uomini di Stato, in particolare si tratterebbe dell'ispettore Antonio Del Greco e l’ex 007 Sergio Costa.
Nella lettera, Vanacore avrebbe dichiarato di essere stato costretto a mentire sotto ricatto. Fra le righe, inoltre, avrebbe lasciato anche tutte le indicazioni per distruggere la lettera, con la morte di De Luca, vedova di Vanacore. A parlare per primo della lettera, un giornalista che si è occupato del caso, ascoltato in passato dai pm. Ma resta da chiedersi perché emerga soltanto adesso.
La lettera con la verità sul delitto di via Poma esiste davvero?
Nel frattempo restano aperti numerosi interrogativi, sia sul caso che sulla lettera. E c'è chi si chiede se esista davvero. Su questo si è espressa anche la gip Giulia Arcieri, che non esclude la scelta del portiere di via Poma di lasciare le rivelazioni in una lettera, tenuta nascosta per venti anni: "Plausibile che l'abbia scritta per proteggere i familiari in caso di necessità – ha spiegato – Non escludo che possa fare luce sulla vicenda". Non soltanto il figlio, m anche la stessa moglie, ormai vedova, che sicuramente non ha dichiarato agli inquirenti tutta la verità di cui era a conoscenza.
Cosa sanno i familiari di Pietrino Vanacore sulla verità di Simonetta Cesaroni
Dopo tutti questi anni, oltre alla moglie di Vanacore, Giuseppa De Luca, anche altre persone dovrebbero tornare a parlare del caso. E c'è chi lo ha fatto. Uno dei figli dell'ex portiere, Mirko, ha dichiarato al settimanale Gente che, a suo avviso, il padre non soltanto conosceva la verità, ma che "probabilmente vide il killer e anche altro". Ancora da ascoltare anche la nuora del portiere, la moglie del figlio Mario. "Deve essere ascoltata anche lei – ha spiegato la gip – Deve dire tutto ciò che sa, che l'abbia appreso direttamente o de relato anche nel tempo".