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Delitto dell’Olgiata, all’asta la villa dove fu uccisa la contessa Alberica Filo della Torre

La villa dove fu uccisa la contessa Alberica Filo della Torre andrà all’asta. Il prezzo base è di quasi un milione e mezzo di euro, molto sotto il valore di mercato.
A cura di Natascia Grbic
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La villa dell'Olgiata dove è stata uccisa la contessa Alberica Filo della Torre è stata messa all'asta. Secondo quanto riportato da la Repubblica, la data è fissata al 24 ottobre. L'offerta minima per partecipare è di un milione e 437mila euro, con rialzi previsti di 10mila euro. Il prezzo della villa, una lussuosa abitazione su tre piani, per un totale di 886 metri quadrati, è al di sotto del reale valore della casa. Che però, per alcuni problemi strutturali e per il fatto che il quartiere non è attrattivo come un tempo, ha perso gran parte dell'antico prestigio.

Il delitto dell'Olgiata è stato per vent'anni uno dei cold case più noti d'Italia. La contessa Alberica Filo della Torre è stata uccisa nella sua stanza da un ex dipendente, Manuel Winston Reyes, che si era introdotto di nascosto nella villa. Reyes, che doveva dei soldi alla contessa, era stato anche licenziato: l'ha uccisa dopo una violenta discussione perché non voleva ripagare il suo debito. Poi ha rubato dei gioielli dalla stanza ed è fuggito. Il corpo senza vita della donna fu trovato da una domestica, allertata dalla figlia di Alberica Filo della Torre: la piccola aveva bussato varie volte alla porta della madre, senza ricevere risposta. Quando la domestica entrò nella stanza, trovò la contessa senza vita, avvolta in un lenzuolo.

Le indagini furono svolte in modo così inaccurato che il colpevole è riuscito a farla franca per vent'anni. Eppure la prova era sempre stata tra le prove raccolte nell'immediatezza del delitto: forse per sciatteria, chi si occupava del caso all'epoca non ascoltò tutte le intercettazioni. E perse quella in cui Reyes chiedeva in filippino a un suo contatto se avesse qualcuno a cui poter vendere dei gioielli. Quelli rubati dalla villa della contessa. L'uomo, condannato a sedici anni di reclusione nel 2011, ha finito di scontare la sua pena e oggi è un uomo libero.

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