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Degrado e sicurezza, Droghei (Pd Roma): “Blitz non possono essere unica risposta, città deve tornare viva”

“Se noi dovessimo rispondere soltanto con una linea securitaria per rassicurare i residenti, allora il governo dei municipi dovrebbe essere affidato ai prefetti. Invece io credo che la politica debba sempre prendersi la briga di costruire soluzioni correte e comprensibili”, ha dichiarato Emanuela Droghei, consigliera regionale e coordinatrice del Pd Roma nel corso di un’intervista rilasciata a Fanpage.it.
A cura di Enrico Tata
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Secondo un report del Sole 24 ore furti, rapine e spaccio sono in aumento in città. La Capitale è terza nella classifica della criminalità. Roma è una città sicura? Lo abbiamo chiesto a Emanuela Droghei, consigliera regionale e coordinatrice del Pd Roma.

Sono sempre scettica sulle classifiche, anche se ovviamente i dati non vanno mai sottovalutati. Il grande tema delle sicurezza nelle città è molto più complesso di come lo si rappresenta in queste occasioni. Il punto è questo: che cosa sta accadendo oggi nelle grandi città? Dalla pandemia in poi, abbiamo assistito a una spirale tremenda, fatta di aumento dell'inflazione, di carovita, di bollette altissime, di una difficoltà sempre maggiore a curarsi, c’è il grande tema della criminalità organizzata e delle mafie, che a Roma esiste, una grande preoccupazione per il lavoro e per il futuro. Tutto questo disorienta le persone, fa emergere sentimenti di disagio e senso di disperazione che fa aumentare il disprezzo delle regole. Come a dire: ‘faccio troppa fatica nel nostro quartiere e quindi disprezzo le regole che quel contesto ci impone'.

Quali sono, in concreto, i problemi di Roma?

Le fragilità della Capitale derivano da problemi non risolti da decenni. Roma ha un grande scollamento tra centro e periferie, ha un enorme problema sul trasporto e nel collegamento tra i tanti quadranti, soprattutto nelle fasce serali. Roma è tante città nella città. Negli ultimi anni, penso ad esempio alla gestione della giunta Raggi, la città si è letteralmente spenta. Troppo a lungo c’è stato un governo del no: era tutto un ‘non si può fare'. La giunta Gualtieri sta facendo sforzi per riportare dentro la città momenti culturali e sociali. Sforzi che vanno incoraggiati ma anche moltiplicati.

Ha fatto molto discutere la lettera inviata nelle scorse settimane dalla presidente del Municipio I, Bonaccorsi, che ha ammesso di non riuscire a garantire sicurezza e decoro in alcune aree del centro. Sempre nei giorni scorsi sono stati annunciati presidi fissi contro i vandali a Trastevere, l’arrivo di un ‘pattuglione’ contro la malamovida. Cosa ne pensa?

Penso che gli amministratori dei municipi vadano sempre ascoltati. Ma penso anche che la presidente si sia resa protagonista di una provocazione, almeno credo e spero. Francamente non mi convince la linea per cui se non ho fondi o strumenti sufficienti, getto la spugna. È una linea di corto respiro che mette al centro una risposta squisitamente securitaria, che rinuncia a un lavoro faticosissimo: quello di ascolto e di animazione sia sociale che culturale, che deve coinvolgere i residenti, le forze produttive, le diverse realtà religiose, le scuole, in sinergia con le forze dell’ordine. Se noi dovessimo rispondere soltanto con una linea securitaria per rassicurare i residenti, allora il governo dei municipi dovrebbe essere affidato ai prefetti. Invece io credo che la politica debba sempre prendersi la briga di costruire soluzioni correte e comprensibili.

Che fare, quindi? 

Costruire un patto sulla sicurezza, come sta accadendo a Bologna da gennaio 2023, che veda protagonisti tutti: i comitati dei residenti, le attività commerciali, associazioni, le comunità di immigrati, la polizia locale e le forze dell’ordine. Poi fare iniziative che rafforzino la conoscenza e il legame sociale. Ricordo ad esempio un'esperienza bellissima ai tempi della giunta Veltroni. Si chiamava Vicini Vicini e consisteva in feste di quartiere, feste di vicinato in cui i cittadini si ritrovavano insieme per conoscersi. Noi dobbiamo avere un progetto per ogni quartiere. Certamente dobbiamo costruire politiche per la sicurezza, ma questo si fa tornando ad avviare percorsi strutturati di ascolto e di confronto con tutti. Con pazienza.

Spostandoci alle periferie, abbiamo assistito a diversi blitz delle forze dell’ordine nelle scorse settimane, a Tor Bella Monaca, al Quarticciolo… Bastano queste operazioni di polizia per garantire la sicurezza in quelle aree?

Credo che le operazioni di polizia sono più forti in una cornice in cui vengono accompagnate anche da progetti molto comprensibili dai cittadini di riqualificazione dei quartieri più complicati, quindi bene ha fatto il sindaco Gualtieri, insieme al Partito Democratico di Roma, a battersi affinché non venissero cancellati i progetti del Pnrr su Tor Bella Monaca, Santa Maria della Pietà e Corviale. Progetti che il governo Meloni avrebbe voluto definanziare. Ora vigileremo affinché non ci siano altri tentativi di spostare quei soldi altrove. Dobbiamo lavorare in questi anni perché non ci siano più le troppe serrande abbassate, troppi vetri rotti, troppe aree verdi abbandonate al degrado. Tutto questi agli occhi delle persone non rende la città sicura. E dobbiamo accompagnare la lotta alla criminalità organizzata anche a un senso di appartenenza a quel territoprio. E se un territorio è bello, illuminato, è pulito, è curato, allora i cittadini si sentiranno più tranquilli nel viverlo. 

Insomma, possiamo dire che la soluzione per la sicurezza sia far vivere di più la città…

Certo. La città viva, con iniziative diffuse di qualità nei quartieri e non solo nel centro storico, con l’aiuto della polizia locale e dentro un patto tra tutti, sono certa, costruirà anche un clima di maggiore collaborazione per estirpare la criminalità organizzata.

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