Decreto sicurezza

Decreto Sicurezza mette fuori legge la canapa, l’imprenditore: “Il governo ci costringe a chiudere”

Ordini fermi e paura: il Decreto Sicurezza ha bloccato la filiera della canapa: 2 miliardi di fatturato e 30.000 addetti contando l’indotto. “Da un giorno all’altro siamo diventati fuori legge”. Tommaso Bartolino, fondatore di Antichi Grani, oggi vede messa a rischio la sua azienda agricola e il futuro suo e dei suoi dipendenti.
A cura di Gabriel Bernard
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Tommaso all'interno della serra
Tommaso all'interno della serra
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"Oggi è lunedì, dovrebbe esserci un gran movimento. Invece, regna il silenzio". Tommaso Bartolino è il fondatore dell'azienda agricola Antichi Grani. Dal 2017 ha investito in un progetto ambizioso: coltivare e lavorare la canapa industriale, in un settore che prometteva un futuro florido. Ma con l’entrata in vigore del Decreto Sicurezza, lo scorso 12 aprile, tutto si è fermato.

L’azienda ha sede in un antico casolare di pietra e legno, affacciato sulle colline dell’Umbria, nei dintorni di Narni. Negli ultimi sette anni, Tommaso e i suoi soci hanno costruito una realtà solida: una serra per la crescita delle piante, un laboratorio per la selezione e la qualità del prodotto, una rete di 400 rivenditori, 8 dipendenti e un fatturato di quasi un milione di euro. "Oggi tutto questo è congelato. Il mercato è paralizzato, c’è paura. Ma ci stiamo unendo per reagire: agiremo per vie legali, anche se non tutti possono permettersi di restare fermi così a lungo".

L'azienda agricola Antichi Grani
L'azienda agricola Antichi Grani

Solo in Umbria si contano un centinaio di aziende legate alla canapa industriale, per un indotto stimato intorno ai 50 milioni di euro e circa un migliaio di posti di lavoro. A livello nazionale, il settore genera un fatturato di circa 2 miliardi e dà occupazione a oltre 20 mila persone.

L'industria italiana è nata nel dicembre 2016, quando, con la legge 242, si è deciso di promuovere la filiera agroindustriale della canapa. Un settore che, al contrario degli altri stati Europei, non è mai stato realmente normato, mettendo in difficoltà centinaia di imprenditori italiani. "Una volta per un controllo siamo rimasti con il magazzino fermo per mesi, 70 mila euro di danno. Qui è tutto in regola, i semi sono certificati dall'Unione Europea e hanno lo 0,5% di THC, quindi a norma di legge" specifica Tommaso.

A paralizzare il settore è l’articolo 18 del nuovo Decreto Sicurezza, che modifica radicalmente la legge di nove anni fa. Il provvedimento consente la produzione di infiorescenze di canapa contenenti CBD (cannabidiolo) solo se destinate al florovivaismo professionale, vietandone ogni altro utilizzo: dalla lavorazione alla vendita, fino alla semplice detenzione.Gli agricoltori che coltivano canapa industriale si sono ritrovati da un giorno all'altro in possesso di un prodotto considerato uno stupefacente. Tutto ciò contro le disposizioni dell'Unione Europea e dell'OMS che non considerano il CBD una sostanza drogante. Infatti la Corte di Giustizia dell'Unione Europea ha stabilito che "Uno Stato membro non può vietare la commercializzazione del cannabidiolo". Ma questo non ha impedito al governo di promuovere la legge.

«Chiunque oggi può andare su un sito francese o spagnolo e comprare lo stesso prodotto che noi non possiamo più vendere. L’unico risultato ottenuto è affossare una delle poche filiere agricole italiane in crescita.»

Nel suo ufficio, Tommaso indica gli scatoloni con gli ordini in partenza: «Tutto bloccato. Quelle spedizioni restano lì, come i nostri investimenti. Noi vogliamo solo continuare a lavorare. Ma per farlo, serve una legge che guardi al futuro, non al passato.»

Una coltivazione di canapa industriale, foto del 18 luglio 2020
Una coltivazione di canapa industriale, foto del 18 luglio 2020
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