Daspo da record a Roma: c’è chi è stato colpito 187 volte, ma è un provvedimento inutile e vessatorio
"Dalla strada alla casa": è il titolo di un rapporto sui senza dimora a Roma presentato dall'associazione Nonna Roma. All'interno vengono presentate proposte uscire da un'ottica che viene definita emergenziale e realizzare invece un modello chiamato API (Accoglienza Permanente e Integrata). "Sulla base dell'esperienza nei nostri centri e attraverso un'analisi quantitativa e qualitativa abbiamo proposto soluzioni alternative alla gestione del fenomeno dei senza dimora, un modello di accoglienza diversa. Proponiamo tre tipologie di interventi: centri aperti tutto l'anno in tutto il territorio per la distribuzione di cibo, indumenti e per le docce. Poi un primo livello con i centri diurni e notturni. I primi devono offrire servizi come l'assistenza legale, sanitaria e sociolavorativa. I centri notturni devono invece essere un passaggio di primo livello a un servizio di secondo livello e cioè l'alloggio, con il pubblico che deve assumersi le sue responsabilità", spiega a Fanpage.it Ilaria Manti di Mamma Roma.
Il Daspo: la criminalizzazione di poveri e marginali
Gli ultimi censimenti ufficiali sui senza dimora risalgono al 2015, ma sono triplicate, dopo la pandemia, le persone in condizioni di povertà assoluta e praticamente tutte le stime rilevano anche un netto aumento dei senza fissa dimora. Questi ultimi sono messi ancora di più ai margini da politiche che favoriscono e acuiscono il problema. Tra queste c'è il Daspo. Spiega Federica Borlizzi, che sta studiando e indagando i rischi di questo provvedimento introdotto con la legge Minniti-Orlando del 2017: "Roma ha attualmente il regolamento di polizia urbana più repressivo d'Italia, un regolamento che è stato modificato nel 2019 dalla giunta Raggi. Il Daspo urbano, in pratica, permette alle forze dell'ordine di sanzionare con multe che vanno dai 100 a 300 euro e con un ordine di allontanamento fino a 48 ore coloro che, in alcune zone della città che sono considerate meritevoli di tutela, pongono in essere una serie di condotte che sono viste come un nocumento per il decoro". Quali condotte? Per esempio il commercio abusivo, ma anche il cosiddetto impedimento a fruire di alcune infrastrutture. Questa normativa nazionale, spiega ancora Borlizzi, permette ai regolamenti locali di valutare le aree della città dove applicare il Daspo, ma in quello della polizia locale di Roma c'è di più: sono state estese anche le condotte che possono portare a questo provvedimento. Per esempio le manifestazioni canore all'interno dei mezzi pubblici oppure l'attività di accattonaggio.
A Roma un senza dimora è stato ‘daspato' 187 volte
Roma, anche a causa di questo regolamento, sostiene Borlizzi, è la città che più ha emesso Daspo in Italia. Dal 2017, anno di introduzione della misura, a settembre 2020 sono stati emessi circa 6000 Daspo a Roma, il 27 per cento di tutti quelli emessi in Italia, e sono stati destinati a 2500 persone. Nello specifico quattro persone nel nostro Paese hanno ricevuto complessivamente 630 Daspo e sono tutte state sanzionate alla Stazione Termini di Roma. Dal 9 marzo al 18 maggio 2020, in pieno lockdown, ci sono stati stati oltre 600 Daspo in Italia, il 48 per cento a Roma, cioè 320, erano quasi tutti alla Stazione Termini e riguardavano quasi esclusivamente senzatetto. Un signore ha ricevuto addirittura 187 Daspo, praticamente quasi ogni giorno. "Deve al Comune di Roma una somma di 54mila euro, ma è evidente che questa cifra non verrà mai pagata. Parliamo di senza dimora o venditori ambulanti che si trovano a vivere nelle stazioni, che devono stare lì perché non sanno dove andare e non solo vengono abbandonati dalle istituzioni, ma vengono continuamente sanzionati e sono oggetti di continui ordini di allontanamento. Chi emette questi ordini sono in particolare modo i carabinieri del nucleo scalo di Termini, che poi sono gli stessi che nei giorni scorsi hanno controllato i volontari che cercavano di dare i pasti ai senza dimora".
Se il Daspo viene reiterato e se il questore reputa il soggetto pericoloso, l'esito finale può essere anche l'arresto. "Questa misura non solo è inutile, ma anche vessatoria. Si tratta di un provvedimento che tutela il decoro, un termine che dovrebbe essere abolito perché si vuole tutelare esteticamente un luogo a danno però della dignità delle persone. In secondo luogo con il Daspo si vuole allontanare delle persone che, nei fatti, non si allontanano da quel luogo perché spesso neanche capiscono cosa gli sta accadendo. Spesso tra l'altro parlano un'altra lingua non capiscono l'italiano. C'è un vero e proprio uso compulsivo del daspo di 48 ore. Chiediamo il superamento di questo regolamento di polizia urbana a livello locale e a livello nazionale chiediamo che venga abrogata la normativa Minniti".