Danilo Valeri è tornato a casa: i rapitori lo hanno rilasciato perché si sentivano braccati
La banda che lo aveva rapito, sentendosi braccata da polizia e carabinieri che erano sulle sue tracce e con la risonanza mediatica che l'episodio ha avuto sin dalle prime ore, lo ha rilasciato. Gli investigatori stanno stringendo il cerchio intorno ai carcerieri. Due del commando, secondo chi indaga, sarebbero stranieri. È tornato a casa, dopo essere stato ascoltato dagli investigatori della squadra mobile, Danilo Valeri, sequestrato la notte scorsa a tra Ponte Milvio e Tor di Quinto, dentro il ristorante sushi Moku, da un gruppo di rapitori. Il giovane diciannovenne, residente a San Basilio, figlio di un uomo con precedenti per droga e gambizzato a maggio scorso di nome Maurizio alias "il sorcio", secondo il suo racconto sarebbe stato rilasciato nella zona del Tiburtino, da dove poi a raggiunto la sua abitazione. È stata la madre del ragazzo a chiamare la polizia e dare la notizia.
Un sequestro che ricorda quelli tra narcotrafficanti
Gli inquirenti della direzione distrettuale antimafia, che stanno coordinando le indagini della polizia sono sulle tracce del commando che intorno alle 2 ha fatto irruzione nel locale e lo ha fatto salire a forza su una macchina. Per diverse ore, di Valeri se ne erano perse le tracce, anche delle celle telefoniche che davano l'ultima localizzazione proprio a Ponte Milvio dove i sequestratori gli avevano fatto lasciare lo smartphone. Il rapimento è avvenuto davanti a testimoni e ad un amico della vittima, che erano in sua compagnia. Un sequestro che ricorda quelli che avvengono tra narcotrafficanti per questioni legate a debiti di droga, ma gli inquirenti su questo elemento mantengono il più stretto riserbo. Numerose telecamere, interne ed esterne al ristorante hanno ripreso il raid e le immagini ritraggono Danilo Valeri mentre viene prelevato dal ristorante, dove poco prima c'era stata anche una rissa.
Si indaga sugli affari illeciti del padre
Sotto la lente d'ingrandimento di polizia e carabinieri, anche gli affari illeciti del padre del giovane nel quartiere di San Basilio, legati a vecchie "ruggini" con i concorrenti nel mercato degli stupefacenti e della compravendita delle attività commerciali gestite in passato dall'uomo. Nei momenti concitati, in cui il diciannovenne è stato spinto in macchina con violenza da due dei sei componenti della banda, una testimone ha raccontato ai poliziotti, di aver sentito urlare e di aver visto un gruppo di coetanei, forse amici di Valeri, "inveire contro una macchina mentre si dileguava sgommando".