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Daniele Papa morto nell’incidente aereo sul Tevere: chiesti tre anni per l’istruttore di volo

La pubblico ministero Maria Gabriella Chiusolo ha chiesto una condanna a tre anni e quattro mesi per Giannandrea Cito, l’istruttore di volo che il 25 maggio 2020 è rimasto coinvolto nell’incidente aereo che ha causato la morte di Daniele Papa.
A cura di Natascia Grbic
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La pubblico ministero Maria Gabriella Chiusolo ha chiesto una condanna e tre anni e quattro mesi di reclusione per Giannandrea Cito, l'istruttore di volo che il 25 maggio 2020 è rimasto coinvolto in un incidente aereo sul Tevere insieme al suo allievo, il 22enne Daniele Papa. Secondo l'accusa, la tragedia avvenne perché Cito, nonostante la consapevolezza delle "condizioni di vento avverso", e "pur avendo la piena disponibilità dei comandi di volo", non avrebbe attuato nessuna azione correttiva per evitare conseguenze. Di diverso avviso l'istruttore, che in aula ha dichiarato di aver messo in atto tutte le manovre corrette, e di non aver potuto fare nulla per evitare l'incidente.

L'incidente in cui è morto Daniele Papa è avvenuto il 25 maggio 2020. Il 22enne originario di Cerveteri, che sognava di diventare pilota, era un'allievo della scuola di volo Urbe Aero sulla Salaria a Roma. Quel giorno stava facendo lezione insieme all'istruttore Giannandrea Cito quando, alla seconda manovra di "touch and go", il velivolo ha perso il controllo: secondo quanto ricostruito, l'aereo si sarebbe trovato in una situazione di stallo aerodinamico con conseguente perdita di controllo dei comandi del velivolo. A quel ponto il mezzo è caduto nel Tevere, riempendosi in acqua e provocando la morte di Daniele Papa. L'istruttore è riuscito a liberarsi dalla cintura di sicurezza, mentre il ragazzo, che aveva riportato anche un grave trauma cranio -encefalico, è morto annegato.

"La cabina di pilotaggio si è riempita d’acqua – aveva dichiarato Giannandrea Cito – Ricordo Daniele con gli occhi aperti, ma non penso fosse ancora vigile in quel momento. Allora ho iniziato a scalciare per spaccare il vetro, ho staccato la mia cintura e, con la mano, ho provato a staccare la sua senza riuscirci. Dopo essere salito in superficie una seconda e una terza volta per prendere aria, rendendomi conto che la visibilità sott’acqua era già diventata scarsa, ho raggiunto la sponda del Tevere fino all’arrivo dei soccorsi".

Il ragazzo è stato poi recuperato dai soccorritori 48 ore dopo l'incidente. I familiari avevano ardentemente sperato che, date le sue capacità fisiche e l'esperienza come sub, avesse trovato una bolla d'aria e si fosse salvato. Speranze purtroppo disattese dopo il recupero del velivolo, con all'interno il corpo del 22enne. Da allora, i genitori non hanno mai smesso di chiedere giustizia.

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