Dania Mondini del Tg1 costretta con il collega dei peti: “Dissero per chi non resta calci in cu**”
"Mi dissero resta lì o non lavori più" sarebbero state queste le parole che i capi avrebbero rivolto alla giornalista del Tg1 Dania Mondini, costretta a stare in stanza con un collega che non trattiene i peti. La cronista ha presentato una denuncia ai carabinieri per i presunti atti persecutori che sarebbe stata costretta a sopportare il 23 novembre scorso. Ad essere chiamati in causa sono i suoi superiori Filippo Gaudenzi, Andrea Montanari, Piero Damosso, Costanza Crescimbeni e Marco Betello. Mondini ha spiegato che è stata demansionata e costretta a stare in stanza con un collega del quale non gradiva la presenza e che avrebbe avuto rapporti con la ‘ndrangheta. La Procura ordinaria ha chiesto l'archiviazione del caso, mentre la procura generale ora indaga per stalking sul posto di lavoro, nei confronti dei cinque dirigenti del telegiornale. Ad essere posti sotto esame sono anche i referti medici presentati dalla giornalista e gli inquirenti hanno ascoltato sei colleghi, uno dei quali conferma la sua versione, ossia che, come racconta, sarebbe stata perseguitata. Ma la lamentela di Mondini non è la sola, alla sua ha fatto seguito quella dei colleghi Giuseppe Malara e Marco Valerio Loprete.
I dirigenti avrebbero dunque rassicurato i giornalisti che la situazione spiacevole con il collega non si sarebbe più ripresentata. "I redattori che non stanno nella stanza con lui, come ha deciso il direttore, devono essere presi a calci in cu**" avrebbe detto Gaudenzi secondo Mondini, come riportato da Rebubblica. A chiedere la sospensione del cronista ora è anche la Commissione Parlamentare Antimafia, con il presidente Nicola Morra. Mondini, che ha ribadito più volte di rifiutarsi di prendere posto nella stanza con il collega che emette flatulenze, ha spiegato di aver ricevuto altre ritorsioni: aggressioni verbali per errori trascurabili, servizi che considera al di sotto della sua posizione, "brevi e banali". I dirigenti Rai ora rischiano di finire a processo per rispondere alle accuse a loro carico.