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D’Amato si vuole candidare alla Regione Lazio: Letta è d’accordo, le correnti del PD un po’ meno

L’assessore alla Sanità Alessio D’Amato non nasconde la disponibilità a candidarsi alle prossime elezioni regionali con l’uscita di scena di Nicola Zingaretti. Un’ipotesi sostenuta dal segretario Enrico Letta ma che non piace alle correnti del Partito Democratico.
A cura di Valerio Renzi
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Il governatore della Regione Lazio terminerà il suo mandato nel 2023, e dopo dieci anni Nicola Zingaretti non farà più l'amministratore locale. La sua uscita di scena, dopo il mancato passaggio dalla Pisana al Campidoglio, sta avvenendo senza una successione ordinata, un vuoto politico e in prospettiva di potere che in molti hanno ansia di riempire. In altri termini: chi sarà il candidato del centrosinistra alle prossime elezioni regionali? Ogni mossa delle correnti e dei dirigenti del Partito Democratico di Roma e del Lazio da settimane è leggibile come posizionamento sullo scacchiere della partita considerata più importante, e la fine dell'epoca Zingaretti apre a una nuova stagione di conflittualità interna.

L'assessore alla Sanità del Lazio Alessio D'Amato ha conquistato una sua credibilità e una sua notorietà, per una gestione dell'emergenza pandemica e della campagna vaccinale considerata da molti un'eccellenza per organizzazione e puntualità. Viene dai Comunisti Italiani D'Amato, non ha la tessera del PD in tasca, e in questi mesi non sempre è stato perfettamente in sintonia con il governatore Zingaretti, acquisendo margini di autonomia sempre più ampi.

Dopo l'esperienza da consigliere regionale, dal 2013 ha diretto la cabina di regia della Sanità, diventando poi assessore. Un ruolo fondamentale ma non certo una vetrina, politica ma la pandemia ha cambiato tutto. Lui ha già manifestato l'intenzione a candidarsi, diretto e un po' burbero, è un uomo che sa manovrare la macchina amministrativa e politica lavorando settimane di fila, ma non è fatto per le sottigliezze dei retroscena e ora dev.

L'idea di costruire la candidatura di D'Amato piace a Enrico Letta, convinto di presentare il Partito Democratico nel 2023 come la forza politica non solo della responsabilità a tutti i costi, ma come la garanzia della stabilità necessaria per il rilancio del paese con un buon utilizzo dei fondi del Pnrr, come la forza politica della coesione sociale. E il volto di Alessio D'Amato è più che spendibile.

Ma c'è un ostacolo: i grandi elettori del PD vogliono dire la loro, non certo stare a guardare. Non ci sono solo i fedelissimi di Zingaretti che rimarranno sul campo dopo l'uscita di scena del capo, ma ad esempio molto agguerriti sono gli uomini di AreaDem del ministro Dario Franceschini, che al momento esprimono il vicepresidente Daniele Leodori. Anche il gruppo dirigente attorno al sindaco Roberto Gualtieri e al parlamentare Claudio Mancini – che ha già detto in un'intervista "in Regione serve una donna" – vuole dire la propria. Certo è che tutti dovranno fare i conti con gli zingarettiani, che continuano a essere una forza tutt'altro che in via di dismissione, anche se per il momento le indicazioni del governatore in carica non sono chiare, così come il suo futuro.

Un'avvisaglia dello scontro possibile è andata in scena sulla scelta del candidato del PD alle prossime elezioni suppletive per il collegio Roma Centro della Camera, quello lasciato vacante da Gualtieri. Dopo averlo offerto a Giuseppe Conte per farsi dire di no, Enrico Letta ha calato dal mazzo il nome della Portavoce della conferenza delle donne democratiche e membro della segretaria Cecilia D'Elia, stracciando la scelta delle correnti che avevano trovato una convergenza sull'ex presidente della Provincia di Roma ed ex parlamentare Enrico Gasbarra. Per molti il ritorno di Gasbarra in parlamento (oggi è dirigente della Tim) sarebbe stato propedeutico proprio per la corsa alla Pisana.

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