Da Santa Marinella al Circeo, da Fregene a Sperlonga i punti dove il mare del Lazio è inquinato
Il monitoraggio delle acque del Lazio, portato a termine da Goletta Verde di Legambiente tra il 24 giugno e il 6 luglio, non porta buone notizie sullo stato di inquinamento delle acque della regione. L'imbarcazione che monitora ogni estate la pulizia dei mari italiani ha effettuato in tutto prelievi in 24 località, 15 alla foce dei fiumi o canali, 8 in mare e una in un canale che scarica in mare. Dalle analisi effettuate 10 campioni sono risultati fortemente inquinati, 5 inquinati e solo 9 rispettavano i limiti di legge per la presenza di Enterococchi intestinali e di Escherichia Coli. Le situazioni più critiche alle foci dei fiumi il "che sottolinea, ancora una volta, la necessità di efficientare il sistema di depurazione", ribadisce Legambiente. "Le istituzioni devono lavorare in tal senso, e devono farlo al più presto”, l'ammonimento dell'associazione nel presentare i dati.
Nel dettaglio le località risultate gravemente inquinate al monitoraggio sono la foce del fiume Marta a Tarquinia, in provincia di Viterbo; la foce del Verde, lo sbocco del depuratore privato in Canale Sant’Anastasia a Fondi, la foce del rio Santa Croce a Gianola a Formia, in provincia di Latina; la foce del canale in via Aurelia al km 64 a Santa Marinella, la foce del rio Vaccina a Ladispoli, la foce del canale altezza via Filadelfia (canale Crocetta) a Torvajanica, la foce del rio Torto e la foce del Fosso Grande a Marina di Ardea e il mare di fronte alla foce del canale Loricina presso via Matteotti a Nettuno, in provincia di Roma.
Tra i punti risultati inquinati molti sono frequentati dai bagnanti da Terracina a Santa Marinella, da Gaeta a Terracina e Sperlonga. Colpa soprattutto della mancanza di depuratori funzionanti, che fanno dei punti di immissione delle acque in mare punti critici.
“Le foci dei fiumi si riconfermano punti critici, e campanelli d’allarme sugli scarichi illegali e l’efficienza dei depuratori nel nostro Paese. Le istituzioni non possono continuare a far finta di niente, devono investire nell’efficientamento del sistema di depurazione per la salute dei cittadini e delle cittadine e per non intercorrere in nuove sanzioni dalla Comunità Europea. Non dobbiamo dimenticare che l’Italia ha già 4 procedure di infrazione per la mancata conformità alla Direttiva Acque Reflue, e quella del 2004 è già arrivata alla sanzione pecuniaria che ha già portato gli italiani a pagare in bolletta oltre 142 milioni di euro. Se non corriamo ai ripari questo numero aumenterà”, sottolinea Laura Brambilla, portavoce di Goletta Verde.
“Troppe criticità lungo la costa del Lazio continuano ad essere confermate – commenta invece il presidente di Legambiente Lazio Roberto Scacchi -. Con le nostre analisi non vogliamo sostituirci alle autorità competenti, tanto meno giudicare complessivamente la qualità di intere porzioni del litorale, ma porre l’attenzione su problemi evidenti che ne mettono a rischio la salute. Un’attenzione che chiediamo con forza anche agli amministratori, i gestori del servizio idrico, i consorzi di bonifica e gli operatori del mare. Scarsa o mancata depurazione e abusivismo fognario sono le cause delle problematiche che emergono, peraltro sempre negli stessi posti: per indagare e risolvere i problemi, con i nostri laboratori siamo a disposizione di tutti i comuni marini, ma anche di tutti quelli dell'entroterra dai quali, spesso, provengono i reflui inquinati. Il mare del Lazio ha un potenziale straordinario che va valorizzato al meglio, per farlo è imprescindibile l’impegno costante per la sua qualità, attraverso la quale generare green economy e bellezza in tutta la regione”.