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Dà fuoco alla casa dell’ex violento: per i giudici non è omicidio

Tra le fiamme dell’appartamento rimase intrappolato il coinquilino dell’ex compagno della donna, perdendo la vita. Ma per i giudici di appello voleva solo spaventarli, non era sua intenzione uccidere: la condanna da 21 a 4 anni di carcere.
A cura di Redazione Roma
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Foto d'archivio.
Foto d'archivio.

La Corte d'Assise di Roma ha deciso che Nasrin Akter non è responsabile di omicidio. La donna ha si gettato un involucro contenente liquido infiammabile sulla porta dell'abitazione del compagno, ma non aveva intenzione di uccidere nessuno. Lo voleva solo spaventare e vendicarsi per i maltrattamenti e gli abusi subito, e dare una lezione anche all'altro uomo che viveva con loro che l'avrebbe derubata. Così l'accusa è stata derubricata da omicidio volontario, per il quale era stata condannata a 21 anni di carcere, a morte per conseguenza di altro reato con una condanna a 4 anni. I giudici hanno dato mandato, visto che con la riduzione della pena al momento non dovrà più entrare in carcere, di ritirare il mandato di cattura a sua carico essendo attualmente latitante.

I fatti risalgono al 5 giugno del 2019, quando un incendio distrugge un appartamento in via Antonio Lo Surdo al quartiere Portuense. Tra le fiamme rimane intrappolato un cittadino di nazionalità bengalese di trent'anni, coinquilino del compagno della giovane donna. L'uomo morirà pochi giorni dopo all'ospedale Sant'Eugenio per le ferite riportate.

L'avvocata della donna, Claudia Serafini però è convinta che anche questa sentenza sia ancora troppo poco della sua assistita. "Non ci sono prove che i vestiti siano i suoi. Per Akter era stato anche attivato il codice rosso, aveva lasciato casa nel 2018 dopo essere stata massacrata. Non è lei dentro il palazzo", ha spiegato al quotidiano la Repubblica, aggiungendo che non esclude il ricorso alla Corte di Cassazione.

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