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Curva pericolosa e non segnalata, Matteo muore in auto a 40 anni: tre dirigenti municipali a processo

Secondo l’accusa, i tre dirigenti municipali avrebbero dovuto sistemare quel tratto di strada, installando una barriera protettiva e segnalando la pericolosità della curva a gomito.
A cura di Natascia Grbic
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Immagine di repertorio
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Matteo Piemontese è morto perché il municipio non ha mai installato, nel corso degli anni, una barriera protettiva in via Antonio Gandin. Questa la tesi sostenuta dalla procura di Roma, che ha ottenuto il rinvio a giudizio di tre dirigenti del XIV Municipio accusati di omicidio colposo. La notizia è riportata da Il Corriere della Sera.

I tre, che si sono susseguiti  all'incarico negli anni precedenti la morte di Piemontese, avrebbero dovuto sapere che quel tratto di strada era pericoloso: andava segnalato con cartelli e andava sistemata l'illuminazione, oltre a installare una barriera protettiva nella curva a gomito precedente l'entrata nel Grande Raccordo Anulare.

Matteo Piemontese è morto la sera dell'8 agosto 2015. Il 40enne stava procedendo con la sua auto, una Hyunday, viale Antonio Gandin, quando ha imboccato la curva a gomito prima dell'ingresso nel Raccordo ma continuando a procedere come se si trovasse su un rettilineo. Semplicemente, dato il buio e la mancanza di segnalazioni, non si è accorto che la strada svoltava pericolosamente, non se n'è accorto ed è andato dritto. L'uomo ha così sfondato una barriera metallica ed è caduto nel vuoto, morendo praticamente sul colpo. Inutile ogni soccorso del 118, le ferite riportate nell'incidente erano troppo gravi perché si potesse salvare.

Secondo l'accusa, se la curva fosse stata segnalata e illuminata, lui l'avrebbe vista. E invece col buio è andato dritto, cadendo nel vuoto per diversi metri. Non solo: se ci fosse stata una barriera protettiva in quel punto, Matteo Piemontese si sarebbe salvato. Per questo il giudice ha disposto il rinvio a giudizio dei tre dirigenti, che avrebbero dovuto occuparsi della sicurezza stradale.

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