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Covid 19

Crescono i contagi tra medici e infermieri a Roma, altri dodici casi di coronavirus al San Camillo

Sarebbero circa 20 i contagiati tra i medici e infermieri di Roma nelle ultime 24 ore: 7 all’Umberto I, altri 7 sarebbero alla Asl Roma 1, un caso all’Azienda Ospedaliera San Giovanni Addolorata, 2 alla Asl Roma 3 e “circa un dozzina” al San Camillo. De Luca della CGIL: “Chiediamo che vengano subito riattivati i percorsi differenziati”.
A cura di Alessandro Rosi
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Crescono i contagi tra i medici e gli infermieri di Roma. Nella giornata di ieri ne sono stati individuati 7 all'Umberto I, portando a 20 i casi totali nella settimana. Altri 7 sarebbero alla Asl Roma 1, a San Giovanni 1, alla Asl Roma 3 risultano 2 casi e "circa un dozzina" al San Camillo, fa sapere Massimiliano De Luca della CGIL. "Chiediamo che vengano riattivati presto tutti i percorsi differenziati", dice il sindacalista, "ovvero quelli per evitare situazioni di potenziale contagio all'interno delle strutture sanitarie".

CGIL: "Chiediamo alla Regione Lazio più assunzioni"

Quella di riattivare i percorsi differenziati non è l'unica richiesta dei sindacati. "Abbiamo visto raddoppiare i drive-in nel Lazio. Ora sono quasi 60. Serve più personale", spiega il sindacalista della CGIL. "I giovani non riescono a entrare e l'età media del personale sanitario è di circa 50 anni. Assunzioni ne sono state fatte, ma ne servono di più. È un'occasione per non tornare come prima".

Scorte di DPI sarebbero "al momento sufficienti"

Non sembrerebbero invece esserci al momento problemi per quanto riguarda la situazione dei DPI, dispositivi di protezione individuali di mascherine e gel igienizzante. "Rispetto a marzo", fa sapere il sindacalista De Luca, "ora si hanno scorte sufficienti".

La scorsa settimana sei persone tra medici e infermieri positivi alla clinica Città di Aprilia

Il 7 ottobre erano stati chiusi due reparti della clinica Città Aprilia dopo che erano stati individuati sei casi di coronavirus tra medici e infermieri. I medici erano stato subito obbligati ad andare in isolamento domiciliare e la Asl competente aveva provveduto a tracciare tutti i contatti per poi eseguire i tamponi.

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