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Cresce i nipoti orfani della cugina uccisa dall’ex: “Abbandonato dallo Stato con sei figli”

Fanpage.it racconta le storie di Carmelo, Matteo e Francesca che si incrociano a Roma, in un incontro in Campidoglio sul progetto Airone dedicato agli orfani delle vittime di violenza di genere e alle famiglie affidatarie.
A cura di Alessia Rabbai
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La storia di Carmelo è quella di un uomo che ha preso per mano i figli della cugina vittima di femminicidio e li ha cresciuti come fossero suoi. Un uomo rimasto coinvolto nelle conseguenze che provoca la violenza di genere, in particolare quella messa in atto dal partner della donna che le subisce. Un quadro che vede impegnati in prima linea anche gli uomini stessi, perché da una parte parenti di una donna che non c'è più e dall'altra di coloro che sono vittime due volte, gli orfani. Testimonianze quelle di Carmelo, Matteo e Francesca, che si sono incrociate a Roma e delle quali si è parlato in un incontro al Campidoglio, dedicato al progetto Airone.

"La Regione Lazio è la prima in Italia ad aver fatto una legge sugli orfani di femminicidio nel 2017, con un protocollo d'intesa insieme alla magistratura – ha spiegato l'assessora regionale alle pari opportunità Enrica Onorati – prevede un contributo economico e un accompagnamento per chi deve ricostruire un percorso di vita interrotto dalla violenza e che coinvolge oltre 30 ragazzi e ragazze nel territorio regionale".

"Crescere sei figli è stata dura ma ce l'abbiamo fatta"

Carmelo, di Senigallia, ha ricevuto la notizia del femminicidio di Marianna, una sua cugina siciliana, che non conosceva. La donna è stata uccisa a trentadue anni dall'ex il 3 ottobre del 2007, dopo averlo denunciato ben dodici volte. I suoi tre figli maschi di due, cinque e sei anni sono stati affidati a lui. "Ho ricevuto la chiamata per il loro collocamento istantaneo, in poche ore la mia vita è cambiata. Con mia moglie lo abbiamo saputo la sera del 3 ottobre e ci siamo trovati nella posizione di dover prendere una decisione subito. E la scelta è stata quella di crescere sei figli, tre biologicamente nostri e altri tre nostri nipoti". Una nuova vita che non è stata facile: "All'inizio volevo capire cosa sarebbe successo, quale sostegno avremmo avuto. Le difficoltà sono state tante, da una parte la preoccupazione di far sentire la nostra presenza ai ragazzi e dall'altra quelle più puramente concrete, di natura economica. Ma ce l'abbiamo fatta. Ci siamo sentiti a lungo abbandonati a noi stessi e, dopo quindici anni di battaglie legali, abbiamo ottenuto il risarcimento da parte dello Stato".

Carmelo, Matteo, Francesca e gli altri

La storia di Carmelo è una delle tante di famigliari di donne vittime di femminicidio, i quali si sono trovati la vita improvvisamente sconvolta per la perdita di una persona cara e per il dover crescerne i figli rimasti orfani, che vengono affidati a zii o nonni. Quest'ultimo è il caso di Matteo, un uomo che, insieme a sua moglie ha cresciuto i due nipotini nati dalla figlia uccisa dal marito. "Mia figlia è stata uccisa il 16 agosto del 2014 in Trentino davanti ai suoi bambini, dopo aver denunciato diverse volte senza essere ascoltata. Parlo delle violenze che sia lei che i miei nipoti sono stati costretti a subire. Come genitori avevamo capito che qualcosa non andava, lei ci diveva ‘non so cosa fare'. Inizialmente in quanto nonni paterni ne avevamo ricevuto la custodia. Dopo numerosi rinvii e ritardi il giudice ce li ha affidati e li abbiamo portati con noi a Foggia".

L'avvocata Patrizia Schiarizza e i testimoni Carmelo, Matteo e Francesca
L'avvocata Patrizia Schiarizza e i testimoni Carmelo, Matteo e Francesca

"Orfana di madre vittima di violenza sono stata lasciata sola"

Francesca ha raccontato se stessa, com'è stato essere orfana di madre vittima di femminicidio a cinque anni nell'Italia degli anni '70: "So cosa vuol dire sentirsi invisibile da parte delle Istituzioni. Ero solo una bambina quando mio padre ha ucciso mia madre davanti ai miei occhi. Non ho ricevuto alcun supporto psicologico, quando ne avrei avuto il bisogno e sono rimasta troppo a lungo avvolta nel silenzio. Sono andata avanti grazie a mia sorella e al nonno materno che ci ha adottate. Essere orfani di madre vittima di femminicidio è una ferita che non si sana. Crescendo avevo paura di sentirmi ed essere considerata diversa, la scuola non era pronta ad affrontare problematiche di questo tipo e a fornire supporto. La fase peggiore è stata l’adolescenza, perché in quegli anni mi sono resa contro che non potevo accettare il tradimento di mio padre. A diciassette anni ho deciso di incontrarlo per avere una risposta da lui che non ho trovato se non quella che era figlio di una cultura fortemente patriarcale. Oggi mi batto per il rispetto. E per spiegare che il fenomeno del femminicidio non è solo una tragedia per chi muore, ma anche per chi resta".

Il progetto Airone

Le storie degli orfani e delle loro famiglie sono riunite nel Progetto Airone, che vede un finanziamento di 10 milioni di euro da spendere sul territorio italiano messi a disposizione dal presidente dell'Impresa Sociale con i Bambini Marco Rossi Doria. Il Giardino Segreto con l'avvocata Patrizia Schiarizza, che ne è presidente, è associazione capofila con 30 partner. "I bambini sono un patrimonio dell'umanità – spiega – il progetto nasce dal fatto che abbiamo iniziato a domandarci dove fossero gli orfani di madri vittime di femminicidio e quali fossero le loro storie. Abbiamo sentito parlare di ergastolo del dolore, di una solitudine rispetto alla quale non potevamo restare indifferenti. Storie di donne che hanno denunciato e che non sono state protette. Ci siamo domandati cosa potevamo fare, abbiamo portato le loro testimonianze allo Stato per costruire tutti insieme una rete. Il progetto Airone è pionieristico, abbiamo previsto per ogni bambino e bambina una somma di 10mila euro, per restituire a bambini e bambine opportunità di vita".

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