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Costretta in carcere al termine della gravidanza, detenuta partorisce in cella senza un’ostetrica

Grave episodio nel carcere di Rebibbia a Roma, dove una donna è stata costretta a rimanere nonostante fosse al termine della gravidanza. Ha partorito in cella senza un’ostetrica, esposta ad eventuali complicanze. Il Garante dei Detenuti del Lazio: “Fuori le gestanti dagli istituti penitenziari”.
A cura di Alessia Rabbai
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Una donna costretta a rimanere in carcere al termine della gravidanza ha partorito in cella senza un'ostetrica. Il grave episodio di violenza nei confronti di una donna ricostruito da La Repubblica, che ha leso il diritto di una partoriente ad avere l'assistenza sanitaria adeguata, esponendola al rischio di eventuali complicanze, è accaduto il 3 settembre scorso all'interno della Sezione Femminile della casa circondariale di Rebibbia, dove una ventitreenne di etnia rom era stata condotta dopo un furto, su decisione del giudice, nonostante fosse in procinto di partorire. Un evento che non era dunque inaspettato, ma nonostante ciò non le è stato permesso di uscire. Le doglie sono iniziate durante la notte, in aiuto alla donna che stava per mettere al mondo il suo bambino sono intervenuti il medico di turno dell'ospedale e i sanitari, ma l'ostetrica, che è la figura preposta e specializzata, non c'era. Il parto è avvenuto in cella, perché non c'è stato neanche il tempo di portarla in infermeria. Un parto a seguito del quale fortunatamente tutto è andato per il meglio, sia la mamma che il bambino infatti stanno bene e non sono insorti problemi. Successivamente la donna è tornata a casa e l'episodio ha fatto sì che altre due gestanti siano state fatte uscire dal carcere.

Il Garante: "Donne incinte fuori dalle carceri"

Sulla vicenda è intervenuto il Garante dei Detenuti del Lazio, Stefano Anastasìa: "Per fortuna tutto è andato bene in questa circostanza, ma questa vicenda è il segno di una disattenzione nei confronti della gravidanza, che è incompatibile con lo stato detentivo, come per le mamme di bambini piccoli, per le quali esistono delle strutture protette – ha detto contattato da Fanpage.it – Bisogna fare in modo che le donne incinte non stiano all'interno degli istituti penitenziari".

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