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Così mafia nigeriana e mafia albanese si sono alleate per fare di Roma una base del narcotraffico

Non si rivolgevano a nessun altro, comunicavano solo tra loro e avevano un unico obiettivo: diventare organizzazioni di punta nel mercato del narcotraffico romano. Le indagini che ieri hanno portato in carcere 55 persone hanno fatto venire alla luce il sodalizio tra mafia nigeriana e mafia albanese, alleate per ricoprire un ruolo di primo piano nelle piazze di spaccio di Roma, d’Italia, ma anche del resto d’Europa.
A cura di Natascia Grbic
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Roma come centro di smistamento di tonnellate di marijuana provenienti da Valona, in Albania, e dirette non solo nelle altre città italiane, ma anche nel resto d'Europa. Centinaia di chili che ogni mese partivano dalla stazione Tiburtina nei trolley di ragazzi molto giovani, tutti di nazionalità nigeriana, in genere incensurati o richiedenti asilo. A reclutarli, spesso davanti gli Sprar, i vertici della mafia nigeriana. Sono loro che a Roma dirigono quello che ora è chiamato il ‘centro di smistamento' della marijuana. Erano loro a organizzare i viaggi, la maggior parte delle volte a bordo di autobus (più difficili da intercettare delle auto), e a spedire l'erba in Italia e in Europa. Il loro fornitore negli anni è risultato essere sempre lo stesso: la mafia albanese, di stanza a Valona. Un clan territoriale definito, ben organizzato e che sapeva come muoversi per movimentare grossi quantitativi di droga senza essere scoperto. La marijuana veniva messa dagli albanesi sui gommoni, che venivano fatti arrivare in Puglia. Da lì, veniva presa in carico dalla mafia nigeriana, che si occupava del trasporto e della spedizione fino a Roma e poi nel resto d'Europa. Un sodalizio collaudato e che negli anni non è mai venuto meno. Con l'obiettivo di assumere un ruolo di primo piano nel mercato del narcotraffico a Roma. Ma è stata anche questa fedeltà estrema tra le due organizzazioni criminali a rendere più semplice agli inquirenti la comprensione di uno schema sempre uguale a se stesso.

Come la mafia albanese passava la droga alla mafia nigeriana

Il sodalizio tra mafia nigeriana e mafia albanese è uscito allo scoperto dopo anni di indagini da parte dell'Arma dei Carabinieri. Cinquantacinque persone sono state arrestate ieri mattina in molte città italiane, in Albania e in Germania. Sono accusate di far parte di tre distinti gruppi criminali: due facenti capo alla mafia nigeriana e con base a Roma (divisi per meglio controllare il vasto territorio della capitale), uno facente capo invece alla mafia albanese, con base a Valona. Le indagini, durate anni, sono cominciate quando le forze dell'ordine si sono rese conto di uno schema consolidato di smistamento della marijuana che partiva dalla stazione Tiburtina. I carabinieri e la polizia continuavano a fermare ragazzi nigeriani giovanissimi in partenza dall'autostazione Tibus, tutti con zaini e trolley e tutti con pacchi di marijuana al loro interno. Le confezioni erano sempre uguali, e sempre con lo stesso odore di mentolo o talco. I ragazzi tutti della stessa nazionalità, incensurati o richiedenti asilo. E soprattutto, dopo che uno di loro veniva arrestato, era subito rimpiazzato con qualcun altro. Cosa che ha fatto capire come l'organizzazione criminale che teneva le redini dello smercio, fosse così consolidata da poter contare su un ampio numero di reclute. Di certo non episodi isolati quindi.

La solida alleanza tra le due organizzazioni

In fase d'indagine gli inquirenti hanno notato che tutte le utenze intercettate erano intestate a persone di nazionalità nigeriana, che si rivolgevano sempre e solo a persone di nazionalità albanese. Se con i fornitori balcanici non si raggiungeva un accordo per qualsiasi motivo, allora i nigeriani chiamavano un'altra persona, ma sempre albanese. Allo stesso modo, gli albanesi contattavano solo ed esclusivamente i nigeriani, mai nessun altro. Ed è questo che ha fatto venire alla luce l'alleanza tra le due mafie riguardo il traffico di marijuana nella capitale. "Il fatto che tutti provengano dalla medesima città (Valona, N.d.R.) è un elemento di assoluta importanza e distintivo di una chiara e palese appartenenza ad un gruppo organizzato – si legge nell'ordinanza che ieri ha portato in carcere 55 persone – elemento che anche nel nostro territorio è caratteristico delle varie ‘mafie' solitamente collegate alle regioni in cui traggono origine". In un anno i militari dell'Arma hanno arrestato 83 persone, sequestrato 70mila euro, quasi 482 chili di marijuana e 10 chili di hashish. Una volta piazzata sul mercato, la sostanza avrebbe fruttato ai boss circa 2,5 milioni di euro.

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