Cosa sappiamo sul femminicidio di Manuela Petrangeli, fisioterapista uccisa a colpi di fucile a Roma
Le ha sparato dalla Smart, mentre lei, Manuela Petrangeli, stava raggiungendo l'automobile per tornare a casa dopo il turno lavorativo. Due i colpi esplosi dal fucile. Uno avrebbe colpito la fisioterapista ad un braccio. L'altro in pieno petto. Petrangeli si è accasciata a terra: dalla vicina clinica alcuni colleghi sono arrivati per provare a rianimarla, ma invano. È successo nella zona fra Corviale e Casetta Mattei, all'altezza del civico 36 di via degli Orseolo: Petrangeli stava per rientrare e raggiungere il figlio.
Nel frattempo l'ex compagno, Gianluca Molinaro, si è allontanato in automobile. Ha raggiunto la caserma dei carabinieri e si è costituito. Ma non si arresta il lavoro degli inquirenti che stanno cercando di capire come Molinaro sia entrato in possesso dell'arma.
La dinamica del femminicidio: gli spari dalla Smart
Era appena uscita da lavoro insieme ad una collega. Il parcheggio della clinica in cui lavorava, la casa di cura Villa Sandra, non riesce a contenere le automobili di tutti i dipendenti, quindi alcuni parcheggiano lungo la via. Oggi è toccato a Petrangeli. Stava raggiungendo l'auto con una collega, quando è arrivata la Smart. Alla guida Molinaro. Ha aperto il finestrino. Ha puntato la donna e ha sparato. Secondo i testimoni i colpi sarebbero stati due. Uno avrebbe colpito Petrangeli al braccio. Dopo il primo sparo avrebbe provato a muoversi, a nascondersi dietro l'automobile. "Aiutatemi! Cristina aiutami", avrebbe gridato rivolta alla collega.
Poi il secondo sparo, ancora una volta partito dal fucile a canne mozze per mano dell'ex. Il colpo l'ha raggiunta in pieno petto. Presumibilmente si è trattato del colpo fatale. Ma a stabilirlo con certezza sarà l'autopsia sul corpo, disposta per le prossime ore.
L'arrivo dei soccorsi
Non appena sentiti gli spari, dalla clinica in cui lavorava sono usciti un medico e degli infermieri, pronti a prestare soccorso. Stavano correndo a piedi quando hanno trovato lungo il percorso un'altra infermiera. Anche lei aveva concluso il turno con Petrangeli. Era salita in auto nel parcheggio, stava uscendo, quando è stata bloccata, come ha raccontato a Fanpage.it. "Sono saliti in auto, anche sul seggiolino di mio figlio. Avevo sentito gli spari, ho capito che era un'emergenza. Quando siamo arrivati l'ho vista per terra, con le ferite d'arma da fuoco", ha raccontato. I colleghi sono andati verso Petrangeli, lei verso l'altra collega, rimasta ferita.
Nel frattempo altri dipendenti della casa di cura, situata a pochi passi, si stavano chiedendo cosa fosse appena accaduto. "Ci hanno detto che era successo qualcosa di grave ad Emanuela. Non ce lo saremmo mai aspettati. Come è stato possibile? Io ci avevo fatto colazione insieme, qualche ora prima", ha raccontato una collega.
Poco dopo è apparso chiaro che per Petrangeli non c'era niente da fare. A raggiungere il posto, intanto, i carabinieri che hanno immediatamente aperto le indagini. Hanno iniziato subito gli accertamenti: il corpo a terra della donna, le tracce dell'auto, le macchie di sangue sulla fiancata dell'automobile bianca. Poi il passo indietro: il killer si era appena costituito.
Il killer si costituisce in caserma
"Mi ha telefonato, siamo rimasti in linea per 40 minuti. Ha detto quello che aveva fatto, gli ho detto che doveva costituirsi – ha raccontato un'ex del killer, con cui aveva avuto una relazione precedente a quella con Manuela – A suo tempo lo avevo denunciato per maltrattamenti, non lo sentivo da anni. Non ho chiuso la chiamata fino a quando non mi ha passato un carabiniere". Una volta in caserma Gianluca Molinaro, che lavora a sua volta come oss presso Opera Don Guanella Aurelia, ha raccontato ai carabinieri quello che aveva fatto.
A carico di Molinaro negli ultimi tempi non risultavano denunce nell'ambito del codice rosso, Petrangeli non aveva mai confidato problemi con nessuna delle colleghe con l'ex compagno, con il quale la relazione si era conclusa tre anni fa e da cui aveva un figlio. Come ha spiegato il comandante della compagnia dell'Eur, Molinaro non aveva porto darmi: non è ancora chiaro come abbia fatto a procurarsi il fucile. Continuano le indagini, affidate al pool anti violenza coordinato dal procuratore aggiunto Giuseppe Cascini.
Chi è Manuela Petrangeli, la fisioterapista uccisa a Casetta Mattei
Aveva 50 anni e lavorava come fisioterapista. "Era un amore di ragazza, viveva per suo figlio. Alla fine del turno si erano sentiti per telefono. Gli aveva detto Amore di mamma, adesso ti vengo a prendere – raccontano – Se ci ha detto che aveva paura di lui? No, non ci ha mai detto niente".
E ancora: "Era solare e sempre sorridente", sottolineano alcune colleghe. "Le ho detto che domani non ci saremmo viste, perché avevo preso un giorno di ferie", ricorda un'altra. Non sapeva sarebbe stata l'ultima volta.