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Cosa sappiamo della diffusione della variante Delta nel Lazio: quando diventerà dominante

La variante ancora prevalente nel Lazio è la variante P1 al 36,9 per cento. Si tratta della variante Gamma, cioè quella brasiliana. È l’unica regione italiana in cui questa variante è dominante. La variante B.1.1.7, cioè la variante inglese o variante Alfa è diffusa al 27,4 per cento nel Lazio e quella indiana o B.1.617.2 è attualmente al 34,9% (a livello nazionale è al 22 per cento).
A cura di Enrico Tata
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La variante Delta del coronavirus corre e presto diventerà dominante in tutta Italia e anche nel Lazio. Secondo l'assessore D'Amato entro tre o quattro settimane si potrebbe assistere a un nuovo incremento dei casi giornalieri. Per questo la Regione Lazio sta cercando di far completare il ciclo vaccinale a quanti più cittadini sia possibile. Secondo l'ultimo studio del Seresmi-Istituto Spallanzani la variante volte è cresciuta di dieci volte in un mese. Il 18 maggio scorso, infatti, era al 3,4 per cento nel Lazio e oggi è arrivata al 34,9 per cento. Il 74,5 per cento dei casi con variante Delta risulta non vaccinato e questa proporzione raggiunte il 94 per cento se consideriamo anche i vaccinati con una dose. Solo il 6 per cento, quindi, si è infettato pur avendo completato il ciclo vaccinale. "La variante Delta è una delle tante varianti e non è più preoccupante rispetto alle altre. Noi ci aspettiamo un'efficacia del vaccino del 92-93 per cento e siamo al 95 per cento, quindi significa che siamo a un efficacia molto alta. Aggiungiamo che c'é una sintomatologia molto scarsa e questo ci dice che non dobbiamo preoccuparci delle varianti. Il virus muterà sempre ed è già cambiato, non può essere questo l'elemento dirimente rispetto alla strategia: vaccinare vaste aree di popolazione", ha spiegato il direttore sanitario dell'Istituto Spallanzani, Francesco Vaia.

La ricerca: la variante Delta nel Lazio

Secondo l'ultima indagine, realizzata lo scorso 22 giugno e quindi ‘vecchia' di dieci giorni, la variante ancora prevalente nel Lazio è la variante P1 al 36,9 per cento. Si tratta della variante Gamma, cioè quella brasiliana. È l'unica regione italiana in cui questa variante è dominante anche se la percentuale più alta è stata rilevata in Umbria con il 37.5 per cento (a livello nazionale è diffusa all'11 per cento). La variante B.1.1.7, cioè la variante inglese o variante Alfa è diffusa al 27,4 per cento nel Lazio e quella indiana o B.1.617.2 è attualmente al 34,9% (a livello nazionale è al 22 per cento). Per la ricerca sono stati analizzati e sequenziati 106 tamponi risultati positivi nel Lazio: 39 sono risultati positivi alla variante Gamma, 29 sono risultati positivi alla variante Alfa e 37 alla variante Delta. "Questa survey è coerente con la stima a livello europeo dalla Ecdc. Ecco perché occorre in questa fase completare i percorsi vaccinali con tutti i vaccini disponibili che sono tutti efficaci contro la variante se l'iter viene completato. L'altro aspetto riguarda il sequenziamento e il tracing. Su questo sono in corso i test sul 100 per cento dei tamponi positivi".

Entro agosto 90 per cento casi sarà a causa di variante Delta

Secondo l'Ecdc, Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, la variante Delta è stata registrata finora in almeno 85 Stati. Il rischio di trasmissione di questa variante è del 55 per cento più alto rispetto alla variante Alfa. Per gli esperti c'è un'altissima probabilità che la Delta diventi dominante a breve nell'Unione Europea e si prevede che entro l'inizio di agosto il 70 per cento delle nuove infezioni saranno causate proprio da essa. Entro fine agosto la percentuale salirà al 90 per cento. Il Centro invita quindi i governi europei a non allentare troppo le misure restrittive: bisognerebbe mantenerle invece a "un livello sufficiente a contenere la trasmissione comunitaria della variante Delta fino a quando quote maggiori della popolazione non saranno completamente vaccinate, al fine di evitare una recrudescenza dei casi con un possibile aumento dei ricoveri e della mortalità". Secondo gli esperti, "qualsiasi allentamento, durante i mesi estivi, del rigore delle misure non farmaceutiche che erano in atto in Unione Europea e Spazio economico europeo all'inizio di giugno potrebbe portare a un rapido e significativo aumento dei casi giornalieri in tutte le fasce d'età, con un aumento associato dei ricoveri e dei decessi, che potrebbero raggiungere gli stessi livelli dell'autunno del 2020 se non verranno prese misure aggiuntive".

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