Cosa ha spiegato Alberto Angela a re Carlo al Colosseo: “Così ho raccontato 2000 anni di storia”

“Come si fa in così poco tempo, da dove si inizia?”: ecco cosa ha raccontato Alberto Angela a re Carlo e alla regina Camilla, che ha accompagnato in una breve visita nell’area archeologica del Colosseo.
A cura di Enrico Tata
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Non potevano avere cicerone migliore re Carlo e la regina Camilla, che oggi sono stati accompagnati da Alberto Angela in una passeggiata tra le meraviglie del parco archeologico del Colosseo.

"Diciamo che in realtà era previsto che arrivasse prima Camilla e poi ci raggiungesse Carlo. Poi c'è stato un cambio di protocollo, di programma: sono arrivati assieme e quindi la distanza era all'incirca un cento metri" in cui trovare le parole e i segni di una storia lunga duemila anni, ha raccontato Alberto Angela all'agenzia Ansa.

"Alla fine ti metti nei loro panni, perché immagino che non sia facile per loro andare a passeggiare in un sito archeologico come faremmo invece noi. Quindi ho cercato di dargli quelle cose che piacciono, che fanno innamorare, partendo anche dai dettagli. Qui all'Arco di Tito, ad esempio, si vedono i marmi di questi cavalli e si vede che la testa delle persone che gli sono accanto è più alta di quella dei cavalli: questo non è un espediente figurativo. Al contrario i cavalli erano proprio piccoli. Ho detto ‘guardi che erano come pony'". E poi, scherzando: " Voi conoscete i cavalli?".

E ancora, parlando del famoso incendio di Roma, "ho spiegato che qui una volta c'era la Domus Aurea. Poi dico ‘guardi, Nerone non c'entra niente con l'incendio. Lui era nella sua Balmoral! … Cioè… stava ad Anzio. Ecco, bisogna conoscere un po' la loro storia e suonare un pianoforte con quei tasti che funzionano" con accordi che per loro familiari. Balmoral è una residenza privata dei reali britannici, che si trova in Scozia e viene utilizzata solitamente nel periodo estivo.

I reali e il celebre presentatore avrebbero dovuto terminare la visita davanti all'Arco di Tito, ma Carlo e Camilla "erano interessati a continuare e mi hanno chiesto di andare avanti. Da lì si apre il Foro Romano, e come si fa in così poco tempo, da dove si inizia? Ho pensato che gli inglesi sono legati a tante cose, ad esempio a Shakespeare che ha riscritto, ma non inventato, con il suo stile, l'orazione funebre di Marco Antonio sul corpo di Giulio Cesare. Che è avvenuta là, ecco, gli ho indicato, è lì che è accaduta quella storia. Ed è così che ci si trova in qualche modo collegati".

Il celebre discorso funebre di Marco Antonio fa parte del “Giulio Cesare” di William Shakespeare, composto composto nel 1600. "Amici, Romani, compatrioti, prestatemi orecchio", è l'esordio di Marco Antonio. Dopo l’assassinio di Giulio Cesare, avvenuto alle Idi di marzo del 44 a.C. (cioè il 15 marzo), Marco Antonio, console e alleato di Cesare, pronunciò effettivamente un discorso al funerale, ma non c'è alcuna trascrizione. Parlò probabilmente, come giustamente ha detto Alberto Angela, nel Foro Romano, durante le esequie pubbliche.

Che reazione hanno avuto Carlo e Camilla alle spiegazioni di Alberto Angela? "Ovviamente ho visto in loro molta curiosità, uno spirito vivo, uno spirito attento, uno spirito per nulla legato ai protocolli. Volevano cercare di capire il massimo nonostante il poco tempo a disposizione, cogliere appieno l'opportunità di questa visita".

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