Cosa dice la Commissione Ecomafie sul termovalorizzatore di Roma e perché i comitati NoInc sono infuriati
La Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su altri illeciti ambientali e agroalimentari, la cosiddetta ‘Commissione Ecomafie', ha pubblicato il 18 dicembre scorso una relazione dal titolo "I rifiuti di Roma Capitale e il sito di Malagrotta". Nel testo un intero capitolo è dedicato al termovalorizzatore di Santa Palomba, voluto dal sindaco di Roma e commissario per la gestione dei rifiuti nella Capitale, Roberto Gualtieri.
Secondo i comitati NoInc, tuttavia, nella relazione sono presenti "alcune inesattezze", probabilmente conseguenti, si legge in un post pubblicato su Facebook da Rete Tutela Roma Sud, "alle bugie raccontate da Ama o altri auditi" nel corso delle sedute della commissione parlamentare.
Nel capitolo 13, intitolato ‘Il termovalorizzatore di Santa Palomba e le relative controversie', la Commissione mette in evidenza che, in merito alla possibilità di valutare impianti di recupero energetico dai rifiuti indifferenziati che utilizzano “tecnologie alternative” all’incenerimento a elevato recupero energetico,
"finora non è in funzione né in Italia né in Europa alcun impianto funzionante con le “tecnologie alternative” spesso citate a mezzo stampa. In primo luogo, le “tecnologie alternative” richiedono il pre-trattamento dei rifiuti indifferenziati prima dell’avvio a recupero di energia: questa scelta, relativamente al recupero energetico dai rifiuti indifferenziati residui, è sfavorita dal Programma Nazionale di gestione rifiuti per i potenziali impatti ambientali, più elevati rispetto al recupero energetico diretto dei rifiuti residui, in particolare perché esige alti volumi di discarica o di incenerimento in cui smaltire gli scarti derivanti dal pretrattamento".
Per quanto riguarda l’ipotetica possibilità di recuperare materia dai rifiuti indifferenziati residui, si legge ancora, la Commissione sottolinea che
"questa soluzione non è mai stata finora attuata in alcun luogo. Si tratterrebbe infatti di realizzare impianti in grado di rendere riutilizzabili rifiuti che sono residuali rispetto alla raccolta differenziata o che sono scarti di altri trattamenti di recupero: tali scarti sono eterogenei e le diverse frazioni (da recuperare singolarmente quando si tratta di recupero di materia) sono sporcate e contaminate dal contatto prolungato e dalla frantumazione avvenute in fase di raccolta e nei trattamenti precedenti. A pronte del fatto che, come evidenziato dalla nomina del Commissario Governativo, la gestione dei rifiuti nel comune di Roma deve affrontare una situazione di pesante emergenza, le tecnologie alternative per ora rimangono avvolte da un’alea che non permette di definire costi né efficacia e quindi non si presentano come adatte ed affrontare una domanda di pianificazione che richiede risposte ben quantificate nei termini dei costi, della capacità di trattamento e degli impatti ambientali, incluse le emissioni di gas climalteranti".
Su questo aspetto i comitati rispondono suggerendo alla Commissione Ecomafie
la necessità di approfondire la conoscenza delle tecnologie alternative ai termovalorizzatori e alle discariche, che si prefiggono il recupero materia, tramite lettori ottici o processi chimici, già implementate con successo in Italia, Polonia, Israele e Giappone. Riteniamo infatti che esclusivamente dal confronto si possano adottare le migliori soluzioni, che rispondono non solo alla necessità di tutela ambientale e della salute previsti nella nostra Costituzione, ma anche ad esempio al bisogno di ridurre le importazioni di materie prime, obiettivo strategico per l’Italia. Ricordiamo infatti che gli inceneritori sono altamente inefficienti, in particolare in un Paese temperato come il nostro, dove l’energia termica prodotta (pari al 70% del totale) andrebbe dispersa, perché sarebbe antieconomico fare reti di teleriscaldamento.
Un altro punto contestato dai comitati NoInc è relativo a ciò che si legge a pagina 314 della relazione:
La Commissione Ama "ha proceduto a verificare la fattibilità dell’acquisto del solo terreno sito in località Santa Palomba, unico ritenuto dalla stessa utilmente acquisibile atteso che il sito di Ponte Malnome insiste su un’area già gravata da numerosi insediamenti industriali che, hanno dato origine a numerose e reiterate proteste da parte della popolazione residente; pertanto proporre la realizzazione di un ulteriore impianto industriale in detta area avrebbe inevitabilmente comportato reazioni ostruzionistiche con sicuro rallentamento dei lavori”.
Secondo la Rete Tutela Roma Sud "questa decisione dell’AMA è molto grave, perché il terreno sito in località Santa Palomba era in un’area inidonea per gli impianti di smaltimento dei rifiuti secondo la mappatura delle aree idonee della Città Metropolitana, tanto è vero che successivamente, il 18 novembre 2022, è stato necessario modificare la suddetta mappa, azione resa possibile dall’inerzia della Regione Lazio, che ancora non ha approvato la perimetrazione dell’area di salvaguardia del campo pozzi Laurentino. In pratica la localizzazione non è avvenuta sulla base dei criteri previsti dal Piano, ma su valutazioni soggettive legate alle “proteste della popolazione residente”, senza tenere conto dell’inquinamento certificato dall’ARPA e dall’ERAS a Santa Palomba, a causa del quale il Comune di Albano ha chiesto l’istituzione di un’area ad elevato rischio di crisi ambientale, ai sensi della l.r. n. 13/2019".