Coronavirus, un medico rianimatore: “Ospedali in ginocchio per ritardi assunzioni e investimenti”
"Servono più investimenti nella sanità pubblica, un maggiore coinvolgimento della sanità privata, che deve accogliere pazienti Covid, rafforzamento delle Usca, magari assumendo medici neolaureati, perché dobbiamo cercare di togliere la pressione dagli ospedali". Alessandra Spedicato è un medico anestesista rianimatore, che ha spiegato a Fanpage.it perché ha scritto su Facebook un lungo post diretto al presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti. "C'è uno ‘scollamento' tra quello che stiamo vivendo come medici e infermieri in ospedale e quello che viene percepito al di fuori. Zingaretti non è solo il governatore della Regione, ma è anche il leader di un grande partito (Pd ndr). Davanti a uno tzunami come questo non si è mai preparati, ma quello che sta accadendo ora è il frutto di tutto quello che è accaduto a livello nazionale negli anni precedenti perché si è ridotto sempre di più il fondo sanitario nazionale rispetto al pil si sono ridotti gli investimenti nella sanità pubblica, medici e infermieri non sono stati assunti".
"Lavorare in ospedale mi ricorda la guerra in Iraq"
"I medici italiani sono i più vecchi d'Europa. Tutti i tagli che sono stati fatti hanno fatto sì che un'ondata così non è più sostenibile". Poi ha raccontato la situazione che si vive nella prima linea della battaglia contro il Covid: "Nel 2003 sono stata in guerra, in Iraq, e adesso andare in ospedale qui oggi mi ricorda tantissimo quell'esperienza – e ha aggiunto – Noi medici e infermieri stiamo facendo tutto e oltre e credo che ciò che stiamo vivendo impatterà su una generazione di professionisti sanitari e un domani pagheremo il conto di quello che stiamo sopportando adesso".
La lettera del medico anestesista a Nicola Zingaretti
Caro Nicola Zingaretti, ti scrivo e spero che tu abbia tempo per leggermi. Ti scrivo per conoscere quali introvabili, indecifrabili, probabilmente sumerici, criteri hai adottato per definire il Lazio una regione a bassa criticità rispetto al tasso di contagio di Coronavirus. Faccio il rianimatore ma questo periodo faccio anche il prete, l’infermiere, la sorella, la figlia dei tanti, innumerevoli e difficilmente gestibili pazienti che passano sotto il mio sguardo e sotto le mie mani. Ti scrivo non perché abbia paura di ammalarmi o di stancarmi. Ti scrivo perché sei il presidente della mia Regione e DEVI rispondermi quali scelte politiche o strategie ci abbiano condotto a tanto ritardo nell’assunzione di medici, infermieri, biologi; quali indicazioni di fabbisogno di personale hai utilizzato per calcolare il numero dei contratti di specialità necessari per il Lazio o il numero di Medici ed infermieri necessari nel nostro servizio sanitario regionale, quali parametri hai considerato per elargire soldi a ospedali privati e non al mio indomito ospedale che, come Davide contro Golia, sta prestando assistenza ad un numero mai visto di malati. Mi DEVI rispondere perché se la politica non risponde ad i suoi cittadini ORA, la Politica ha perso e saranno tempi bui. Non voglio una ammissione di colpa. Mi basta una ammissione di responsabilità, la stessa responsabilità che io mi assumo ogni giorno con i miei pazienti. Allora, caro #Zingaretti, aspetto la tua risposta. Puoi trovarmi nel mio Pronto Soccorso, sono quella con la tuta bianca.
Di Alessia Rabbai e Simona Berterame