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Coronavirus Roma, direttrice Spallanzani: “Numeri terapie intensive bassi ma pronti all’emergenza”

Continuano a salire i contagi nel Lazio: al momento però, il numero delle persone ricoverate è ancora contenuto e sotto controllo da parte del sistema sanitario regionale. Marta Branca, direttrice generale dell’Istituto nazionale di malattie infettive Lazzaro Spallanzani, spiega a Fanpage.it qual è la situazione attuale in Italia e nel Lazio. E cosa è cambiato rispetto alla prima fase della pandemia.
A cura di Redazione Roma
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"A ieri avevamo 172 pazienti covid positivi ricoverati, 22 in terapia intensiva. Abbiamo aumentato i posti letto nei reparti di degenza ordinaria fino a 206, mentre in terapia intensiva sono 55. Al momento quindi c'è ancora posto". Marta Branca, direttrice generale dell'Istituto nazionale di malattie infettive Lazzaro Spallanzani, traccia il quadro della situazione riguardo la pandemia ancora in corso e la lotta all'emergenza Covid, che vede in prima linea proprio l'ospedale romano. A Fanpage.it Branca spiega che "il 95% dei pazienti è a casa in isolamento domiciliare, senza sintomi particolari. Un 6% è ricoverato con sintomi medio – lievi, mentre oscillano tra lo 0,5 e lo 0,6% i pazienti ricoverati in terapia intensiva". I numeri esposti da Branca sono relativi alla situazione in Italia ma, come specificato dalla direttrice, "il Lazio è in linea con questi dati".

"Pronti a riaprire reparti Covid se necessario"

Nei mesi di marzo e aprile tutti gli ospedali avevano dei reparti Covid specifici per curare i pazienti ricoverati. Adesso, per evitare possibili contagi, sono due o tre i nosocomi che mantengono questi centri. Gli altri hanno ripreso le normali attività e la cura delle altre patologie. "Nel caso i ricoveri dovessero aumentare, anche gli altri ospedali riapriranno i reparti Covid – spiega Branca – Al momento non è così. Speriamo di contenere i contagi, ma siamo pronti nel caso si verificasse un peggioramento". Sul territorio del Lazio sono attive le Unità Speciali di Continuità Assistenziale Regionale (Uscar), volte a presidiare le Rsa o i posti dove c'è penuria di infermieri e infettivologi, andando a dare una mano con i tamponi. "La rete è molto attiva e sta funzionando, sia per quanto riguarda la prevenzione, sia per quanto riguarda la cura – commenta Branca – Allo Spallanzani poi la ricerca va avanti non solo sul vaccino, ma anche sui farmaci e sulle conseguenze che il Covid ha sugli altri organi".

Il vaccino? Pronto forse in primavera

Il vaccino per il coronavirus dovrebbe essere pronto a primavera. "Dal 24 agosto, giorno in cui è cominciata la sperimentazione, devono passare 24 settimane. Se poi ci sarà l'autorizzazione da parte degli organi competenti, si potrà passare alla fase 2 e 3. Il vaccino potrebbe quindi esserci verosimilmente per la prossima primavera, stiamo lavorando in modo tale da svolgere le fasi di sperimentazione in totale sicurezza ma facendo sì che le attese non siano eccessivamente lunghe".

Situazione contenuta, ma non abbassare la guardia

I contagi sono in risalita. Nella giornata di ieri, nel Lazio sono stati conteggiati 395 positivi. Ma sono molte le cose cambiate dall'inizio della pandemia. "Le persone hanno compreso che le misure di prevenzione sono importanti, c'è molta più attenzione sui comportamenti da adottare e questo aiuta rispetto a marzo, quando non si sapeva bene come fare – conclude Branca – Gli ospedali sono maggiormente attrezzati, ci sono più posti letto, attrezzature mediche, e le sperimentazioni sono più avanzate. La situazione è contenuta, ma bisogna stare attenti sia a non fare previsioni che non hanno evidenze scientifiche, sia a non abbassare la guardia. Bisogna tenere un atteggiamento equilibrato e serio, ognuno deve fare la sua parte: noi negli ospedali dobbiamo essere pronti, i ricercatori devono essere veloci nelle loro ricerche, e le persone devono essere responsabili e attente".

Simona Berterame e Natascia Grbic

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