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Consumo di suolo, così le città si mangiano la terra: a Roma nel 2022 addio a 124 ettari

Una superficie che corrisponde a circa 180 campi da calcio a Roma: sono 124 gli ettari cementificati nel territorio della Capitale. Che, nel frattempo, è sempre più sottoposta a rischio idrogeologico, a fenomeni termici e a cambiamenti ambientali gravi.
A cura di Beatrice Tominic
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Ancora un altro brutto record per la capitale. A dirlo è il report realizzato da Ispra, Istituto Superiore per la Protezione e e la Ricerca Ambientale, sul Consumo di Suolo nel 2022 che mostra quanto terreno artificiale è presente nel nostro Paese. E Roma, ancora una volta, conferma il triste primato: in termini assoluti è la città metropolitana con maggiore superficie consumata nel 2022, con oltre 70.300 ettari, aumentati di ulteriori 235 ettari dell’ultimo anno. Al secondo posto Torino, con poco più di 12mila ettari in meno.

La situazione nella regione Lazio

Al livello di Comune, Roma è la città che ha aumentato maggiormente il consumo del suolo,  occupando circa 123,95 ettari in più: un territorio che corrisponderebbe a circa 180 campi da calcio. Nel Lazio è seguita da Viterbo 40,49 e da Montalto di Castro 23,14. Cresce a vista d'occhio il cemento in queste zone, nelle grandi città di provincia così come nei piccoli comuni. In alcuni di essi, l'area cementificata corrisponde quasi alla metà del territorio stesso. È il caso di Ciampino, dove asfalto e cemento sono il 42,6 % del territorio del comune, a cui seguono Anzio con il 35% e Frosinone con il 29,7%. In questa classifica Roma scende di posizione: l'area cementificata è il 23,64% di tutto il comune.

In totale, la regione Lazio ha cementificato più dell'8% della superficie: 140mila e 430 ettari a cui, soltanto nel 2022 si sono aggiunti altri 485 ettari.

Foto a sinistra scattata nel 2021, a destra nel 2022: il Consumo di Suolo ad Ardea, nell'area della città metropolitana di Roma.
Foto a sinistra scattata nel 2021, a destra nel 2022: il Consumo di Suolo ad Ardea, nell'area della città metropolitana di Roma.

Perché si occupa il suolo a Roma

Dopo che una tendenza alla riduzione dello scorso anno, la capitale torna ad essere sotto i riflettori: si costruisce troppo. E non sempre bene. Le zone con i cambiamenti di maggiore estensione sono nel quadrante sud ovest. Più del 67% dei cambiamenti è dovuto a cantieri e aree sterrate, il 17% invece ad aree estrattive: ciò che resta è da dividere fra aree pavimentate o comunque impermeabili (8%) ed edifici (4%). In tutta la regione Lazio 69 ettari sono dedicati agli impianti fotovoltaici.

Quali conseguenze per la Regione Lazio

Lo dicono gli scienziati, lo dice l'Agenda 2030: continuare ad occupare suolo con materiali artificiali, dall'asfalto al cemento, fino ad altri generi di pavimentazione, fa male al pianeta. Aumenta il rischio di degrado del suolo, la mancanza di stabilità causa l'aumento di frane e di aree a pericolosità sismica e  idraulica con conseguente rischio alluvioni. Per quanto riguarda la pericolosità idraulica, il Lazio rientra fra le 10 regioni più a rischio.

Un'altra conseguenza è causata dalla cosiddetta isola di calore urbana, quel fenomeno secondo cui in città la temperatura è maggior di qualche grado rispetto alle zone rurali, a causa della densità di suolo consumato maggiore e la copertura arborea scarsa. La differenza di temperature è di almeno 3 gradi. A questi già gravi cambiamenti indotti dalla presenza dell'umanità, si aggiungono anche l'impatto sull'ambiente e i la variazioni ecosistemiche del sottosuolo.

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