Il consultorio della Garbatella protesta: “Abbiamo rischiato la chiusura, ora ci battiamo in centinaia”

Un'azione del Collettivo del Consultorio delle Sette ha intasato la casella email della Asl di Roma 2. È quanto accaduto nei giorni scorsi quando attivisti e attiviste si sono date appuntamento a domenica 2 marzo per inviare email con una lettera di protesta alla Asl di Roma 2 per contestare le condizioni in cui si trova il consultorio.
"Non ci aspettavamo una risposta così grande – fanno sapere dall'assemblea del Consultorio, nata poco più di un anno fa, a Fanpage.it- In meno di 24 ore abbiamo superato le 230 email. E molte altre sono state inoltrate anche nella serata di lunedì". La Asl di Roma 2 è stata costretta a pubblicare un comunicato stampa in risposta alle centinaia di email ricevute, in cui prova a tranquillizzare gli animi e precisa che molte delle richieste dell'assemblea sono già pratiche aperte. "A noi non resta altro che monitorare la situazione e verificare che sia così. Ne riparleremo fra qualche settimana", commentano dall'assemblea del consultorio.
Il consultorio di largo delle Sette Chiese: una storia travagliata
Quella del consultorio di largo delle Sette Chiese, a Garbatella, è una vicenda ricca di storia e, nell'ultimo anno, anche parecchio travagliata. Dopo essere stato a rischio chiusura dagli ultimi mesi del 2023 e inizio 2024, quando il proseguimento del servizio offerto fin dagli anni Settanta è stato messo in dubbio per 130mila cittadini, le proteste sono andate avanti con presidi in piazza, sotto alla Asl di Roma 2 e alla Regione Lazio.
A giugno sono arrivati i primi risultati: "Dopo tanto protestare, siamo stati ripagati dei mesi di lotta – spiegano a Fanpage.it dal consultorio – È stato reinserito il servizio di ginecologia al largo delle Sette Chiese, anche se per due giorni a settimana soltanto dopo che, nei mesi precedenti, era rimasto attivo soltanto il servizio di vaccinazione. Ma tutto il resto, quindi ostetricia; prevenzione; tutto il percorso nascita, dai corsi preparto fino a quelli post allattamento, non esistono più. Non possiamo effettuare gli screening, il percorso riservato ai giovani è sempre meno attivo. Non abbiamo neppure un ecografo, fondamentale sia nella fase di gravidanza che per mettere la spirale o la famosa RU 486: le ginecologhe sono costrette a fare le visite utilizzando ancora le proprie mani".
E così, dopo i primi risultati di reinserimento dei servizi, per quanto ancora esigui rispetto alle reali necessità della cittadinanza, si è pensato ad una nuova azione per far sentire la voce e il malcontento delle persone che frequentano il consultorio. Da ottobre scorso, inoltre, si è costituita l'assemblea all'interno del consultorio che, da quel momento, riunisce fra le 50 e le 60 persone al mese, prevalentemente donne.
La lettera alla Asl Roma 2: "Servizi ridotti: le persone finiscono per rinunciare alle visite"
"Il primo punto della nostra lettera riporta l'assoluta mancanza del servizio di accoglienza nel consultorio: chiunque entri non solo non trova nessuno, ma non può neanche prenotare visite o servizi – sottolineano – Ad esempio la ragazza che esce da scuola e che vuole prendere la pillola anticoncezionale gratuita, che dovrebbe essere data dai consultori anche se nessuno lo sa, non trova nessuno ad accoglierla. Trova soltanto le infermiere, che però svolgono tutt'altro mestiere", ipotizzano.
"Le prenotazioni, si legge nel sito, dovrebbero essere effettuate online con spid. Ma questo viene meno al principio stesso che fa vivere i consultori: bisognerebbe potervi accedere anche in anonimato e, in caso, anche se minorenni – continuano a spiegare – Inoltre la prenotazione con lo spid, di cui non è detto che tutti siano già in possesso nel momento di necessità, il più delle volte non funziona e, quando funziona, permette esclusivamente la prenotazione di visite ginecologiche, in cui è stato esplicitamente richiesto di eliminare il controllo senologico, e visite ostetriche. Queste ultime, peraltro, mai a Largo delle Sette Chiese. Di conseguenza, la maggior parte delle persone è costretta a rivolgersi ai privati. O, in moli più casi di quanto si pensi, a rinunciare totalmente alle visite".
La mancanza di personale
La mancata accoglienza e le difficoltà di prenotazione si aggiungono ad un altro problema di trasparenza: "Il sito web pubblicizza alla cittadinanza come fruibili presso il Consultorio di Largo delle Sette Chiese servizi che da tempo non sono presenti o sono presenti in forma drasticamente ridotta – continuano – Questo porta ad un vertiginoso calo dell'utenza. La chiusura il sabato e la mancanza di cartellonistica, poi, non aiutano".
A questo si aggiunge il problema delle ristrutturazioni dei poliambulatori con i fondi del PNRR: "I servizi si spostano nei consultori e viceversa, per entrare c'è un vigilante armato e occorre identificarsi. Una situazione diversa dall'accoglienza che abbiamo sempre conosciuto nei consultori – spiegano, riportando una situazione che purtroppo si verifica in altri consultori a Roma, come a Corviale – E il principio stesso per cui è nato il consultorio rischia di venire meno, il servizio viene snaturato. Ma che senso ha fare dei lavori alle strutture, se poi restano vuote per mancanza di personale?", si chiedono. "Ci hanno detto che si tratta di una situazione temporanea, ma ormai va avanti così da un anno e mezzo", sottolineano, temendo che possa trattarsi di una "strategia per portare alla chiusura dei consultori", come sta avvenendo o è già avvenuto in altri quartieri.

I destinatari della lettera: "Devono ascoltarci"
La lettera di protesta è stata inviata a tutti coloro che rivestono dei ruoli in Regione Lazio e alla Asl di Roma 2: "Dal direttore generale fino fino alla responsabile dei consultori e al responsabile del nostro distretto che è l'ottavo. La salute non può diventare un'azienda – continuano – Abbiamo anche scritto ciò che vorremmo: praticamente su due consultori lavorano due ginecologhe, due psicologhe e tre ostetriche, di cui una part-time. Vogliamo un consultorio che funzioni, ma adesso non è così. Avere a disposizione così poche persone mette a rischio anche i loro stessi diritti di lavoratrici".
La risposta della Asl di Roma 2: "Ci stiamo lavorando"
Non ha tardato ad arrivare la risposta da parte della Asl di Roma 2, che ha voluto fornire "alcune precisazioni, respingendo ogni ipotesi di smantellamento del servizio e confermando il suo costante impegno per garantire ai cittadini un'assistenza sanitaria di qualità", sottolineando che "non esiste alcuna strategia volta a rendere il consultorio inaccessibile o a giustificarne la chiusura", del presidio di Largo delle Sette Chiese che "rimane un punto di riferimento per la comunità". Tanto che, precisano ancora dalla Asl Roma 2, le procedure per l'acquisto di nuove attrezzature, tra cui l'ecografo, sono già state avviate, così come il reclutamento per colmare la carenza di ostetriche e garantire il ripristino di corsi e servizi. "Non ci resta altro che monitorare cosa succede adesso. Le prime proteste hanno portato dei piccoli grandi risultati: ora abbiamo la consapevolezza di ciò potremmo riuscire a fare", concludono dall'assemblea di consultorio.