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Confisca da 60 milioni al costruttore Fabrizio Amore: si è arricchito anche grazie all’emergenza casa

Nel 2015 Amore era stato arrestato nell’ambito dell’inchiesta “Mondo di mezzo”: tra le accuse anche quella di aver truccato la gara d’appalto per il restauro dell’aula Giulio Cesare in Campidoglio.
A cura di Emilio Orlando
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Cinquecento appartamenti e vari terreni, con un parco di prestigiose automobili come Ferrari, Jaguar e Porsche per un totale di sessanta milioni di euro sono passati nelle mani dello Stato fino alla pronuncia della sentenza d'Appello. L'applicazione delle misure di prevenzione, disposta dal Tribunale nei confronti dell'imprenditore Fabrizio Amore era scaturita durante l'inchiesta "Mondo di Mezzo", dove al costruttore, venivano contestati anche reati legati all'evasione fiscale.

La sentenza che oggi ha stabilito la confisca di primo grado evidenzia come la genesi imprenditoriale di D'Amore nasca da una evasione fiscale risalente agli anni Novanta, quando erano stati dichiarati al fisco redditi complessivi per 460 milioni di lire a fronte di lavori realizzati che superavano i 25 miliardi di lire. L'applicazione del Codice Antimafia, che dal 2017 ha esteso la sua applicazione anche ai reati tributari, ha fatto sì che la confisca potesse realizzarsi. Il patrimonio immobiliare, inventariato dai finanzieri del comando provinciale della Capitale, ammonta a cinquecento tra locali commerciali, appartamenti, box e appezzamenti di terreni edificabili tra Roma, Pomezia, Rieti, in Sardegna a Olbia e Porto Cervo.

Nel dispositivo di sentenza che ordina la confisca, figura anche il complesso "Borgo del Poggio", costituito da cento appartamenti affittati al Comune di Roma per 25 milioni di euro, per far fronte all’emergenza abitativa. Durante il blitz è stato confiscato un parcheggio multipiano ai Parioli da duecento posti auto. Il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Roma, durante le indagini, ha ricostruito il modus operandi utilizzato da Amore dagli anni Novanta dove venivano utilizzate società schermo all'estero, tra le Isole Vergini Britanniche, Lussemburgo, Svizzera e Panama.

Amore entrò nel fiorente business dell'emergenza casa nel luglio 2009 quando affittò centosei appartamenti dalla società "Arca ’93" e dalla "GE.IM 96", nel complesso immobiliare "Borgo del Poggio", in Via di Fioranello, fuori il Grande Raccordo Anulare al confine con il comune di Ciampino, ricevendo inizialmente un compenso annuale di 2,6 milioni di euro utenze di luce e gas comprese. Al secondo rinnovo dei contratti la cifra lievitò a quasi 17 milioni di euro. Amore finì sul banco degli imputati proprio per questa vicenda, che scaturì da uno stralcio del processo Mafia Capitale con i principali imputati Carminati e Buzzi, dove era stato indagato per  turbativa d’asta legata alla gestione delle strutture per l’accoglienza a cui si aggiunse anche l'accusa di associazione a delinquere finalizzata all' evasione fiscale per un appalto da 1,2 milioni per lavori di ristrutturazione dell’aula Giulio Cesare in Campidoglio.

Amore sedette sul banco degli imputati insieme all’epoca capo della direzione tecnica del Comune di Roma Maurizio Anastasi accusato di aver favorito Amore con una gara a licitazione privata che si aggiudicò l'immobiliarista attraverso diverse società controllate dalle holding con sede a Lussemburgo la "Essonne SA" e la "Hortense Sa".

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