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Concorso Zètema: in 40mila per 77 posti, è il sintomo della crisi occupazionale del settore cultura

“La maggior parte dei partecipanti deve trovarsi in condizioni peggiori di un part-time a 1000 euro al mese”, hanno spiegato a Fanpage.it da “Mi riconosci?”.
A cura di Beatrice Tominic
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Zètema, la municipalizzata del comune di Roma che gestisce musei e siti culturali, dopo quasi 10 anni dall'ultimo, è tornata con un nuovo concorso per assumere a tempo indeterminato 77 persone: 67 da impiegare nelle sale dei musei gestiti dalla società e altre 10 nella rete delle biblioteche del comune. A chiusura del tempo massimo per consegnare le domande, per meno di cento posti, sono arrivate quasi 40mila domande.

"È sintomatico della situazione che ogni giorno vivono migliaia di lavoratori nel settore della cultura – ha spiegato a Fanpage.it Federica del movimento Mi riconosci? Sono un professionista dei beni culturali – I concorsi sono sempre pochissimi e vengono aperti raramente, mentre la maggior parte dei lavoratori vengono assunti da aziende esterne. Non c'è da stupirsi di fronte ad un numero di domande così elevato: queste opportunità garantiscono stabilità e sicurezza che spesso mancano".

Il parere di chi lavora nella cultura

Le 77 assunzioni da Zètema rappresentano una speranza per i lavoratori e le lavoratrici che da anni stanno aspettando questa possibilità, eppure non si tratta di posizioni alte: "Il concorso è aperto a tutte le persone che abbiano conseguito almeno il diploma, sono posizioni part-time retribuite con uno stipendio medio di circa 1000 euro al mese – ha continuato a spiegare – Si tratta di posizioni normali, è inquietante che ci sia la corsa da parte di così tante persone: possiamo dedurre che la maggior parte delle persone che ha inviato la propria domanda attualmente si trovi in condizioni di lavoro peggiori e con uno stipendio inferiore ai mille euro mensili".

La situazione dei concorsi per chi lavora nel settore della cultura

Secondo Mi riconosci? l'affluenza è da ricercare proprio nella mancanza di altre possibilità: "L'ultimo concorso indetto dal ministero per assumere funzionari risale al 2016, nonostante sia stata riscontrata una carenza del 50% fra i lavoratori che, spesso, non raggiungono il fabbisogno necessario con conseguente difficoltà a coprire tutti i turni di lavoro. Ormai le assunzioni dirette da parte del comune di Roma sono ormai un'utopia".

I lavoratori in questo ambito, come documentato anche la scorsa estate, spesso sono assunti da società esterne: "Pochi riescono ad avere un posto con la retribuzione al livello per cui si è studiato – ha aggiunto – La prospettiva di un'assunzione come quella di Zètema risulta allettante. Suppongo che molte delle persone che hanno fatto domanda lavorino come precari, costretti a sottostare ai cambi d'appalto e alle cooperative, altri forse studiano ancora. In altri casi, addirittura, vincere un concorso del genere per alcuni potrebbe rappresentare l'opportunità di tornare a lavorare nel settore per cui si è studiato, dopo un periodo di rinuncia. Senza considerare che altri ancora potrebbero essersi iscritti, senza poi avere davvero intenzione di partecipare".

L'auspicio per il futuro

Nonostante le considerazioni sulle condizioni lavorative nel settore culturale, il nuovo concorso risulta essere un segnale positivo: "Zètema generalmente subappalta ad aziende terze per non assumere direttamente personale, ma spesso queste realtà esterne fanno contratti non congrui, con stipendi da fame – ha ricordato Federica – Questa modalità di lavoro non è totalmente da scartare: può funzionare solo se utilizzata come ibrido, per coprire turni in più rispetto a quelli necessari, per i festivi ad esempio e con contratti part time. Diversamente, invece, sembra che vogliano solo risparmiare sul personale".

L'auspicio, ovviamente è che concorsi di questo tipo possano aumentare: "Speriamo che possano essere aperti più bandi, soprattutto per posizioni full time e con un inquadramento contrattuale congruo – ha sottolineato – E che possano finirla con il subappalto: se proprio non si può fare a meno di esternalizzare il lavoro nel settore culturale, occorre almeno garantire che il minimo dei lavoratori sia internalizzato e regolamentare il resto con retribuzioni eque".

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